Cuore azzurro, Fabio Pecchia e quel sogno lungo 22 anni

“Una vita da mediano, a recuperar palloni” direbbe il buon Liga per sintetizzare la storia di qualcuno, quel qualcuno che di strada ne ha fatta tanta ma silenziosamente, dal campo a bordocampo. Dall’Avellino al Foggia, passando per la Juventus, la Samp e il Torino. Dal Bologna al Frosinone, Fabio Pecchia non se n’è fatta scappare una nella lunga carriera da calciatore, facendo due volte tappa a Napoli. Ai piedi del Vesuvio le sue esperienze migliori: 5 gli anni in azzurro dell’ex centrocampista di Formia, attuale vice di Rafa Benitez, per un totale di 152 presenze e 21 reti messe a segno. Da sempre nel suo destino il Napoli, quello che gli ha prima dato modo di affacciarsi alla massima serie e ha saputo poi riabbracciarlo a distanza di poche stagioni. Carisma e determinazione, condite da quell’educazione e il rispetto ereditate dal lungo percorso di studi che l’ha reso avvocato, ancor prima che calciatore.

ANNI D’ORO – E’ lui il leader indiscusso del centrocampo azzurro degli anni ’90, che “ruba” la fascia di capitano a Bordin e conduce il Napoli di Simoni alla doppia finale di Coppa Italia nello stesso anno, siglando il gol della vittoria nella partita di andata, seppur inutile per agguantare il trofeo contro gli uomini di Guidolin nella gara di ritorno. Capro espiatorio della crisi economia azzurra, lascia il Napoli per esser ceduto alla Juventus. Il tanto atteso ritorno nel 2000, che vede però gli azzurri chiudere la stagione con una catastrofica retrocessione in B. Così l’aveva lasciato, ma il suo, si sapeva, sarebbe stato un arrivederci piuttosto che un addio.

IL GRAN RITORNO – L’addio al calcio giocato, nell’estate del 2009, non lo allontana dal Foggia, né dai terreni di gioco. Riparte da lì l’ex azzurro, prendendo il posto di vice sulla panchina rossonera. Poco fortunate le esperienze al Gubbio e al Latina, in attesa di conseguire a Coverciano il titolo di allenatore di Prima Categoria UEFA Pro. La vera strada di Pecchia riparte proprio da Napoli, al fianco di Rafa Benitez, uomo d’esperienza e classe. Una coppia tanto scontata quanto sorprendente. Non può che farsi le ossa nell’anno e mezzo partenopeo, collezionando successi e incrementando ulteriormente lo spirito vincente che da sempre ha contraddistinto la sua formazione, umana e professionale. Fino al grande esordio nella notte col Cesena, in cui prende il posto di Rafa Benitez, che dirige dall’alto del “San Paolo” il suo fedele assistente. Stesso passo dello spagnolo, stesso modo di agire e apparire, senza tralasciare quanto di buono imparato in questa esperienza al suo fianco. Cambi impeccabili, seppur facili, senza abbassare la guardia nemmeno per un attimo. E per lui niente taccuino e appunti, l’emozione del debutto non poteva far altro che lasciargli godere quel momento da tempo atteso, senza nulla togliere a chi ha saputo fargli da mentore e avviare il suo percorso verso la strada giusta, lontana dai fallimenti dei suoi coetanei ed attuali esordienti nella massima serie.

Francesca Di Vito

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