Il Napoli è risorto per chi non ha mai smesso di crederci tra speranze, obiettivi ed un sano rimpianto…

Noi “giovani” siamo particolari. Mossi da un’eterna incoscienza, spesso vogliamo provare il brivido della novità, dell’inesplorato, del proibito. Che non deve per forza essere qualcosa di negativo, sia ben chiaro. Per parlare senza mezzi termini, quando vogliamo fare una cosa non ci ferma niente e nessuno: continuiamo dritti per la nostra strada, anche se sappiamo che non si tratta di una scelta saggia, anche se la razionalità cerca costantemente di fermarci, zittita dalla vocina forte e stridula dell’impulsività. Ecco, il Napoli di Benitez lo vedo come un ragazzo ventenne tipico del 2015: carico, passionale, incostante, a volte persino impaurito ma capace di grandi, grandissime cose. L’anima di questa squadra sta nella semplicità di Insigne che giura con tanto di manina alzata di non aver toccato la palla per ultimo in occasione del fallo laterale, sta nel sorriso a tremila denti di Callejon che un tempo sapeva contenersi nelle esultanze mentre oggi è il primo che si diverte, sta nell’impazienza di Higuain che prova a fare l’indifferente nel momento della sostituzione ma che invece si sistema nervosamente il colletto della maglietta strappata dall’inutile foga degli avversari perché voleva segnare. Anche lui voleva segnare.

La scorsa settimana è stata stupendamente perfetta per i tifosi azzurri. E rientra tutto nell’adolescenza del calcio partenopeo, quando si passa dall’euforia più sana al pessimismo più recondito in un battito di ciglia. Dopo il flop nello scontro diretto all’Olimpico contro la Roma e la débâcle con eliminazione senza appello in Coppa Italia per mano della Lazio, l’aria all’ombra del Vesuvio era davvero pesante: disfattismo, tristezza, rabbia che si trasforma persino in una sfuriata quando a parlare è il presidente De Laurentiis. Quando sembrava aver raggiunto un punto di non ritorno cullandosi in una disperata rassegnazione, ecco la sterzata. Sedici aprile, Wolfsburg, Volkswagen Arena. Fare risultato sarebbe stata un’impresa, cercare di conquistare un pari per giocarsi le chance qualificazione al “San Paolo” nel match di ritorno una grande genialata, fare i conti con l’ennesima sconfitta forse per i più scontato. Ma non per tutti, non per coloro che non smettono mai di crederci, di seguire con ambizione la propria squadra del cuore e sostenere Henrique, Britos, Duvan ed anche Michu e Zuniga prima ancora di Higuain, Mertens, Callejon, Insigne  e Gabbiadini, macinando chilometri in giro per il Mondo con un impeto di orgoglio senza fine.

Il Napoli è risorto per loro, perché non hanno mai mollato, specchio della reazione di un gruppo che si è sentito ferito nell’orgoglio, accusato di notti brave e di professionismo latente in una città stupenda e dalle mille distrazioni come quella partenopea. L’organico è valido, unito, compatto ed è tornato a palesarlo: dall’abbraccio alla rete di Mertens contro la Fiorentina fino all’esultanza scaccia critiche, passando ancora per i discorsi di Insigne prima dell’Europa League fino ai sorrisi in panchina, alla carica dei giocatori negli spogliatoi, i selfie insieme ed ancora una vittoria splendida, quella di ieri contro un Cagliari costretto a fare risultato per tantissimi e gravissimi motivi ma che invece ha assistito solo da spettatore inerme alla furia del ciclone napoletano.

La notte tedesca è stata e sarà sempre indimenticabile, un nuovo punto di inizio che scaccia via il resto e riporta serenità, in attesa di nuove e fulminee conferme. Ma, è giusto ricordarlo ancora: noi siamo giovani e dietro la grandissima gioia di un lunedì finalmente tranquillo, appagante e speranzoso, si nasconde la rabbia di chi sa di valere tanto e vorrebbe avere di più. Impossibile vincere sempre ma, alla luce delle ultime tre gare, la sinapsi è automatica: giocando più spesso “da Napoli” dove si sarebbe potuti arrivare? Lo sappiamo bene. Forse un po’ più su, forse un po’ più giù ma gli obiettivi stagionali sarebbero stati tutti in cassaforte. Ci metto la mano sul fuoco. Ed ecco che i sentimenti continuano ad alternarsi, come nell’ennesima settimana ricca di nuove prove e conferme. Perché in fondo noi siamo umorali ed in fondo, oggi è solo lunedì. E’ presto per tirare nuove somme e fare altri bilanci ma è tempo di goderci una domenica sarda da leoni.

Alessia Bartiromo
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