Ecco chi c’è dietro la candidatura di Tavecchio

Duro attacco del vice direttore della Gazzetta dello Sport, Zapelloni a Tavecchio con l’invito ai presidenti che ancora lo sostengono a fare marcia indietro, spiega Zapelloni:

L’aritmetica è ancora tutta con Carlo Tavecchio che tra una settimana rischia di diventare il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. L’accerchiamento continua, il partito dei NoTav aumenta giorno dopo giorno, nelle ultime ore è stato gonfiato dal parere di tre calciatori illustri come De Rossi, Chiellini e De Sanctis, ma i numeri raccontano che la maggioranza è ancora in mano a quello che potrebbe diventare celebre come il candidato più criticato e massacrato della piccola, ma
importante, storia del nostro calcio. E proprio qui sta il problema.
Perché sotto tiro non c’è tanto il programma, quanto la persona. Il programma, che ha pure ricevuto l’apprezzamento del presidente del Coni, non è al centro del dibattito. E mai lo è stato. E’ questa l’assurdità di un’elezione dove a essere osteggiato è soltanto il candidato. Inadeguato per quello che rappresenta oltre che per quello che ha dichiarato sulle banane e chi le mangia. Però il fatto che dopo le sue numerose gaffe pubbliche (l’ultima quella di ieri su Kennedy…) la maggioranza delle componenti continui a stare dalla sua parte, dovrebbe far riflettere. Non è che un presidente indebolito e fragile, come necessariamente sarà Tavecchio, possa far comodo a chi lo tiene in ostaggio?

Nei corridoi si sente raccontare che la dote migliore di Tavecchio per chi lo appoggia è la sua «manovrabilità». Lui continua a ripetere che non sarà un presidente travicello, continua a sbandierare la sua autonomia, ma purtroppo tutti i segnali vanno nella direzione opposta. Ci auguriamo di sbagliare, ma quello che temiamo
è di trovarci tra una settimana con un presidente ostaggio di chi lo ha portato fin lì e chi lo ha portato sulla poltrona di via Allegri ha tutto l’interesse a non cambiare il calcio. Chi lo sta portando alla presidenza federale sono soprattutto Claudio Lotito e Adriano Galliani, con la collaborazione fuori campo di un vecchio amico
di Tavecchio come Franco Carraro. Loro sono i grandi manovratori di questa elezione federale, con il presidente del Coni che non può far altro che aspettare un passo falso per intervenire.

Malagò, come Renzi, avrebbero una voglia matta di stoppare il tutto, ma un loro intervento è vietato dai regolamenti. Chi può far saltare il giochino a Lotito e Galliani, più che la Lega Pro che oggi va in assemblea (rappresenta il 17%), sono quegli 11 presidenti di Serie A che stanno ancora dalla parte dei tavecchiani. Una dichiarazione di voto che farebbe capire ben prima dell’elezione come la Lega di A sia contraria potrebbe far cambiare idea a Tavecchio e convincerlo a ritirarsi. Riflettano anche loro sulle parole di De Rossi, Chiellini e De Sanctis. Mai si erano sentiti tre calciatori scendere in campo così pesantemente contro un candidato alla presidenza federale. Non
sono parole che cambiano l’aritmetica del voto (l’Aic era già saldamente con Albertini), ma ne cambiano la qualità.

Opinione pubblica, opinione politica, calciatori e tecnici sono tutti contro Tavecchio (non necessariamente per Albertini, questo va riconosciuto) che il 12 agosto potrebbe risvegliarsi come numero uno della Federazione, ma restare sotto tiro. Se già oggi ha l’impressione di essere trattato peggio dell’assassino di John Kennedy, provi a pensare a come potrebbe sentirsi una volta eletto. Ne vale davvero la pena?

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