Ciucciatevi il calzino, storia di facili criticoni

Citando un noto cartone animato americano. Il giallo figlio del quasi glabro lavoratore della centrale nucleare di Springfield non se la prenderà a male se decidiamo di citarlo per schernire il tifoso. Il tifoso? Quale tifoso? Il tifoso partenopeo, con la critica facile. Il prototipo del tifoso pronto a lanciarsi contro tutto e tutti dopo una sconfitta o un pareggio inaspettato.

Lo stesso personaggio capace di esaltarsi per una vittoria al San Paolo contro l’Arsenal ad appena tre giorni di distanza da uno scialbo pareggio contro i bianconeri minori di Udine, subendo in più una sgradita rimonta. Colui il quale si emoziona per le lacrime di Higuain e per i cambi di Benitez, che esalta Insigne dopo un passaggio illuminante sulla fascia per Armero.

Il primo qualche giorno fa avrebbe dovuto interessarsi del commercio di zeppole fritte ad un chiosco ambulante situato al centro della piazza del suo paese natio, il secondo sarebbe invece solo colpevole di aver levato braccia all’agricoltura per la raccolta dei pomodori (nulla di razzista ma solo di esortazione al lavoro e al ritorno ai campi).

Un po’ di equilibrio non guasterebbe. La passione è evidente ed i giudizi affrettati sono anche sintomo di tale sentimento. Ciò che risulta strano è vedere il tifoso napoletano in evidente stato confusionale dopo un risultato che ritiene poco soddisfacente. I suoi fantomatici idoli si trasformano quasi nei suoi più acerrimi nemici.

Higuain è passato dall’essere un campione conclamato (dopo le prime uscite stagionali) ad un pacco rifilato alla stazione centrale dal malvivente di turno. Ieri magicamente il Pipita è quasi “megl’ e Pelè” o sicuramente meglio di Cavani. Non per il goal, non per la prestazione, ma per quella scena strappalacrime degna di una trasmissione di Maria De Filippi. Quasi come se, non piangere (Cavani) equivalesse a non tenere alla vittoria, dopo 101 goal in maglia azzurra.

Benitez – Don Rafè per gli amici – l’allenatore del salto di qualità e della “sprovincializzazione” è divenuto in un batter d’occhio un bacucco interstardito nel suo modulo senza senso, condito di passaggi stucchevoli. Non ci meraviglieremmo se in qualche dimora partenopea si è ascoltata la frase “giocavamo meglio con Mazzarri”. Ora invece se abbiamo fatto dodici punti in Champions è solo grazie al tecnico madrileno, lui sì che ci sa fare in Europa.

Di esempi se ne potrebbero portare a decine, centinaia, migliaia. Di rito lo sfogo sul social network. Come se qualcuno, nello scrivere qualcosa lì, digitando i tasti potesse levarci quella rabbia dalle viscere.

Ah dimenticavamo, il patron De Laurentiis? Un padre putativo, l’uomo che ha aggiunto alla C dei primi anni il suffisso “hampions”. Un imprenditore che è qui solo per soldi, da cucinare con contorno di Bigon al forno. Colui che deve svuotare le tasche per farci vincere qualcosa.

Grande Presidente! Grande Napoli!

(Antonio Picarelli)

 

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