Napoletano? Sì. Ma più argentino che italiano

30 Giugno 1990“Mi disgusta che ora tutti chiedano ai napoletani di essere italiani e tifare contro la Selecciòn…Napoli è sempre stata emarginata dal resto d’Italia. L’hanno condannata al razzismo più ingiusto” “Io voglio solo il rispetto dei napoletani, non voglio il tifo perché io e la mia Nazionale sappiamo che il napoletano è italiano solo che l’italiano deve capire che il napoletano è anche italiano” firmato D. A. Maradonael pibe de oro.

C’è chi oggi quelle parole le ricorda ancora. Conferenza stampa post Argentina-Jugoslavia, mondiali di calcio Italia ’90. La Selecciòn si era appena regalata la semifinale mondiale battendo la Nazionale di Savicevic ed era in procinto di preparare da lì a tre giorni la sfida ai padroni di casa, allenati da Vicini ed imbattuti nel proprio tempio, nella Capitale.

Chi ricamò bene sulla storia furono i giornali italiani: “E ora, l’Italia contro Maradona“, dicevano. Oppure: ” Caro Diego, ci vediamo a casa tua” (estratto da Diego Armando Maradona, Io sono el Diego”). Per chi non c’era o è all”oscuro della storia calcistica italiana più o meno recente, l’Italia quella partita la perse. Fatali i rigori, dopo gli errori di Donadoni e Serena. I napoletani tifarono Italia ma non fischiarono l’inno argentino né il loro amato idolo. Le polemiche si sprecarono, ridicolizzando quell’amore che legava la gente di Napoli a quel piccolo uomo che aveva regalato tanta gioia e voglia di rivincita contro i signori del Nord.

Ma Napoli è Italia? Ieri dopo i sorteggi per il prossimo mondiale sembra essersi ridestato quel sentimento anti-nazionalista, quel senso di appartenenza che sembra i napoletani non avvertano più o forse non hanno mai avvertito. Il web è ormai una piattaforma aperta d’informazione e non è difficile ritrovare manifestazioni di scherno nei riguardi della squadra di Prandelli impegnata in un girone per nulla facile. Sono ancora assordanti nelle orecchie i fischi che hanno accompagnato l’inno nazionale nella recente amichevole con l’Armenia al San Paolo. Chi non ricorda quelli della sfida di coppa Italia contro l’odiata Juventus a Roma? Arisa a stento riusciva a cantarlo.

E’ Italia una città relegata all’ultimo posto nella recente classifica del Sole 24 ore come vivibilità pur essendo la terza città d’Italia per numero di abitanti? Lo stato attuale in cui versa la città è solo ed esclusivamente colpa dei suoi abitanti? E’ Italia una zona dove si sono per anni sversati i rifiuti industriali di mezza penisola tacendo? Il calcio è un denso veicolo sociale e l’appartenenza ad una bandiera si misura anche da ciò che quella terra ti dona, giorno per giorno.

Sentirci un’appendice purulenta giornalmente, chiamati in causa con accezione positiva solo quando si tratta di musica (la più conosciuta al mondo), cibo o simpatia è troppo poco per questa terra fantastica.

Il sentimento nazionalista non può e non deve essere vivo solo in occasione delle manifestazioni calcistiche internazionali. 

“Gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre” firmato W. Churchill

(A. Picarelli)

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