Rafa, José Maria, Raul e Pepe: la Spagna è il nuovo oro di Napoli

Vincere aiuta a vincere: ed in quelle bacheche (una a testa, chiaramente) c’è una varietà di trofei da perderci la testa o persino da specchiarsi, perché con la gioielleria autentica si può. La Liga, la Champions, l’Europeo, il Mondiale, le coppe e le supercoppe: si scrive Napoli e si va rileggere, tutto d’un fiato, lo sfarzo dei Reina, degli Albiol, dei Callejon, gli ori utili per una città che vuol brillare da sé e vorrebbe regalarsi qualcosa di epico. «Sono fondamentali» . Veni, vidi: ma ora devono provare a farcela, laddove nessun altro, da Diego in poi, è riuscito; e mentre all’orizzonte si scorge quel desiderio, tinteggiato di verdebiancoerosso, il passato che ritorna è una sorta di garanzia, un’assicurazione sul futuro stipulata da Rafa Benitez con strategia chirurgica. Un portiere, un difensore, un estrosissimo attaccante capace di fare anche il centrocampista: c’era una volta la spina dorsale, poi l’evoluzione della specie ha allargato il campo e ha richiesto anche ali per volare o magari esterni double-face, comunque codici genetici utili per provarci, per crederci, per obbedire all’unico comandamento a cui il calcio è devoto: vincere non lasciarti vincere.

LUI E PEPE

– Qui Liverpool, a voi Napoli: «you’ll never walk alone» . E per non camminare soli, né l’uno e né l’altro, la coppia ha scelto di ricrearsi al San Paolo, memore di ciò che fu ad Anfield, patto di ferro tra gentiluomini uniti dalla rinascita dei Reds e ora ricompostasi per tentare un’impresa ch’è stata per pochi. Reina è per Benitez un mostro sacro, un perfezionista dentro, un inguaribile maniaco presentatosi al cospetto di Balotelli – dal dischetto – con una serie di fotogrammi utili a fermare l’infallibile. «E Pepe è cosciente di avere tutta la nostra fiducia. La sua voglia di allenarsi lo spinge a migliorarsi sempre. Gran merito è anche di Xavi Valero, il preparatore dei portieri, che lo aiuta nella cura dei dettagli» .

LUI E RAUL

– Il centrale, dov’è il centrale..? Il tormento d’un triennio, l’estasi d’un trimestre: Raul Albiol spunta dal cilindro praticamente dal nulla, quando il mercato rischia di impaludarsi chissà dove. C’è un esubero al Real Madrid (ma di classe) e Benitez che ha occhi ovunque «arma» Bigon, «scalda» De Laurentiis, riesce a «rompere» quella sorta di regola che suggerisce al Napoli d’avere un tetto per ogni ruolo e di considerare i difensori l’ultima scala gerarchica degli investimenti. E ora «Raul sa perfettamente cosa pretendiamo da lui: è un ragazzo intelligente, intuisce dove e come intervenire per perfezionare i movimenti, assimila e lo applica alla perfezione. Adesso gli resta soltanto da migliorare il proprio italiano, per far crescere ulteriormente se stesso e chi gli sta al fianco…» . Lesson two: pardon, seconda lezione.

LUI E JOSE’ MARIA  

 Ma il «fenomeno» che non t’aspetti è in quel genietto che cento ne fa e altrettante ne inventa: sei reti in campionato, il graffio al Marsiglia per opzionare la vittoria al «Velodrome», poi tanta quantità abbinata alla qualità e un destino che Benitez offre a Callejon a mo’ d’augurio. «Non voglio mettere assolutamente pressione a Del Bosque, ma Callejon è un calciatore sempre utile perché ha qualcosa di diverso dagli altri. Non ce ne sono poi tanti capaci di correre alle spalle dei difensori come fa lui. Io lo conoscevo e dovevo fargli esprimere soltanto un rendimento adeguato. Adesso deve semplicemente imparare a smarcarsi, puntando verso la porta avversaria» . Puntando verso la Nazionale, puntandoci però con il Napoli, al fianco di Reina e di Albiol, e con Benitez in panchina: diciannove trofei in campo per quei tre, da sommare ai dieci di chi li guida. Claro, vero: per aiutarsi a vincere, serve chi sa vincere…

Fonte: Corriere dello Sport

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