L’editoriale di Deborah Divertito: “Tu vuo’ fa’ l’americano? Noi, no. Grazie!”

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Hi, guys! This is a great day for every Napoli supporter! Napoli wins the match and the President has had his moment of glory. And God bless America!

Più o meno, dopo lo spettacolo di ieri, avrei voluto cominciare così. E, se mi fate un cenno di approvazione, continuo pure! Ma, se anche voi state storcendo il naso pensando che non sia il caso perché questa testata giornalistica si chiama Spazio NAPOLI, perché i nostri colori sono l’azzurro, perché le cheerleaders noi le chiamiamo “ragazze pon pon” e, comunque, non capiamo il senso del loro dimenarsi, perché il ragù è molto meglio dell’hot dog e la sfogliatella, poi, non ne parliamo proprio! Se anche voi pensate che ‘o surdato nnammurato  sia una struggente dichiarazione d’amore tra un soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale e la sua bella napoletana verace, bruna, occhi profondi e fianchi larghi e non una storia d’amore tra un marine in Afghanistan e una biondina californiana che esclama “Oh My God!” ogni volta che vede un “breaking news” da quella che chiamano missione di pace. Insomma, se anche voi il “business” lo chiamate “fare tanti soldi” e lo associate ad un Presidente che fa pagare 10 euro  per vedere in tv un’amichevole estiva e 3 euro per vedere una partitella tra amici in vacanza il 14 agosto; se al “God bless America” preferite “che ‘a Maronn’ v’accumpagn’!”, allora non preoccupatevi! Siete ancora persone sane! E se addirittura, anche voi avete avuto un sussulto, un microinfarto e uno strabuzzamento di occhi nel vedere la nostra bella N azzurra al centro di stelle e strisce strane, siatene pure felici! Non solo siete persone sane, ma siete anche ancora tifosi del Napoli e di Napoli.

Io, ieri, ero allo stadio, come sempre. Curva B, come sempre. Con quella che è la mia seconda e, a volte, anche prima famiglia, come sempre. Sapevo che prima del calcio giocato, c’era il calcio televisivo, quello fatto di fuochi d’artificio a favore di telecamera e tribuna. Una volta il calcio spettacolo era un dribbling di Maradona, adesso sono una ventina di ragazzine che fanno capriole, e manco poi tante. E a guardare la partita, si capisce anche perché. Buon calcio, ma ancora poco spettacolo. Comunque, se volete,  l’idea di innovazione del Presidente può essere condivisibile e fino ad un certo punto l’ho anche seguito, pur non approvandolo. Eppure, si è rischiato che la pioggia  potesse darmi ragione. So per certo che non ero l’unica a sperarlo. In tutti i casi, allo stadio ieri c’era tanta gente pronta a fotografare la novità, a guardare con tanto di binocolo il pon pon e contare di quanti fili era fatto, a dare prova di intonazioni al di sopra della media cantando l’inno rivisto e corretto. Per poi far entrare le squadre sempre con Go West. Che sia anche questo un omaggio all’America? E allora perché non “Tu vuo’ fa’ l’americano”? In tutti i casi, abbiamo fatto la nostra bella parte di spettatori silenziosi durante il disbrigo di quella che sapevamo essere una delle tante trovate di un Presidente spaccone e anche un po’ ruspante, ma fino ad ora, per quanto mi riguarda, indiscutibile dal punto di vista dei risultati e della crescita promessa. Poi è apparsa lei. Due, mi pare, ragazzine si staccano dal gruppo roteante e vanno a prenderla. Svolazza sotto il nostro cielo, con attorno i nostri colori e al centro la nostra N di Napoli. Una bandiera americana a tutti gli effetti. Non un’illusione ottica, un delirio visivo di massa, uno scherzo di un buontempone. Proprio le stelle e le strisce. Quelle stelle e strisce che si comportano da padroni ovunque vadano, compreso la nostra terra e adesso anche il nostro tempio. Quelle stelle e strisce che proprio in questo momento vogliono costruire un impianto di difesa satellitare in una riserva naturale a Niscemi, in Sicilia, pensando che  dopo 70 anni gli spetti ancora qualcosa. Le stesse stelle e strisce che hanno volato troppo basso in una sfida di abilità nel pilotare, evidentemente persa, e reciso le funi del Cermis provocando 20 morti. Pensate che la stia mettendo troppo sul polemico e sul “pesante”? Bene, probabile.  E allora quelle sono soprattutto stelle e strisce che con il calcio giocato del Napoli non hanno niente a che vedere, se non con il “fare tanti soldi” di un’unica persona. Con il  business.

Diceva qualcuno nel ’77: “E l’America è arrivata, ‘nce ha purtato tanti cose. So’ tant’anne e tanta storia e nun se ne và. S’è pigliato ‘e meglio posti’ e chesta città mentre nuje jettammo ‘o sang’ dinto ‘e quartieri ‘a Sanità”. Ecco il perché di quei fischi. Ecco il perché dell’orgoglio nel gridare che siamo partenopei. E uno che vuole portare Napoli nel mondo, e non il contrario, avrebbe dovuto capirlo.

 

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