L’editoriale di Deborah Divertito: “A me non fa male che vada via Cavani”

 

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“Amo’, allo’ ci cerchiamo un low cost per Parigi? Che faccio? Prenoto?”. “Mi amor, non c’è bisogno del low cost! Puoi prenotare anche per tutta la tua splendida famiglia! Vamos a Paris!”. Oppure: “Amo’, ma a me m’ gustava di più Londra! Avevo pure cominciato a fare un po’ di conversation in inglese!! Mo che me ne faccio?!”. “Mi amor! Tu parla casertano, fagli vedere il libretto degli assegni e quelli ti capiscono lo stesso!”. Più o meno sarà stata così la conversazione sull’asse Salto-San Marco Evangelista.

Avrei voluto cominciare così il mio editoriale di oggi. Ironizzando un po’ sulla questione che non ha fatto dormire parecchi tifosi azzurri. Ma non ce la faccio. Questo non è un giorno come un altro per scrivere un editoriale. Non è un giorno come un altro per parlare del Napoli e dei suoi giocatori. E vi dirò che è anche difficile trovare argomenti diversi da PSG, Cavani, clausola rescissoria e compagnia cantando. Ma è altrettanto complicato parlare dell’argomento senza scrivere bestemmie, epiteti, analisi irrazionali e finti commiati col sorriso. E allora, non lo farò. Oggi farò parlare la ragazza della curva B e, con me, tutti quelli che di solito incontro in quello spicchio di casa. Oggi la razionalità non esiste,  e, mentre tutti parlano con la rabbia della pancia o con la matematica dei soldi fantomatici che il presidente dovrebbe spendere per renderci di nuovo felici, proprio oggi, io voglio dedicare due parole alle persone che tutti gli anni, tutto l’anno, vedo danzare, nel bene e nel male, intorno a me in curva. E non voglio neanche andare con i ricordi ai tempi in cui vincevamo a mani basse e ci toglievamo qualche soddisfazione in più, oppure, peggio, fare l’ultras del tipo “ Quando io ero a Gela, tu dov’eri?”. No. Oggi quello che voglio riportare è, ancora una volta, la voce contrastante di quello spicchio di casa.

C’è chi non perde il sorriso e continua ad essere ottimista. L’inguaribile romantico che pensa di vincere lo scudetto anche con Damiao e Mertens. C’è chi perde il sorriso prima ancora di leggere le notizie, inveendo a suon di slogan e immagini del San Paolo contro il presidente che non vuole cacciare soldi non ancora incassati. E che probabilmente, veramente non spenderà. C’è chi riesce ad essere freddo e razionalissimo fino all’ultimo, salvo poi postare sul web canzoni come “Tristezza”  e dedicarla chiaramente al matador. C’è chi, ancora, con un moto di orgoglio finale e un po’ nostalgico, ripropone un video su Maradona,  che proprio in questo stesso giorno di qualche anno fa diventava un pezzo del nostro cuore. Ancora, c’è il popolo delle trasferte e gli emigranti che, lasciatemelo dire, soffrono anche di più; e c’è chi si fa i conti in tasca e, giustamente, pensa che non ne valga più la pena di unirsi alla famiglia in curva ogni domenica per essere presi in giro e che la famiglia in curva può vedersi anche fuori senza regalare più di 300 euro a chi, forse, non se li merita più. Ecco. A me non fa male che vada via Cavani. Il mio pensiero resta lo stesso: siamo sopravvissuti a ben altri addii e abbiamo tifato Napoli anche con Varricchio e Berrettoni. Anche dopo aver perso una finale play off di serie C con l’Avellino. Anche perdendo miseramente 4-1 a Londra dopo un 3-1 in casa da dover difendere con  le unghie, con i denti e con le doppie punte di Aronica. Dopo una pausa lunga, per motivi che non sto qui a raccontarvi, ho rifatto l’abbonamento in serie B, e non sono l’unica, non certo quando il Napoli aveva da giocare la Champions o contendeva  un secondo posto al Milan. E, badate bene, non ho detto lo scudetto alla Juve, che resta ancora una spanna sopra a tutte. Insomma, dicevo. A me non fa male che vada via Cavani. A me fa male che vadano via i tifosi.O che per lo meno, pensino di farlo. E, se si continua di questo passo, come ha detto un amico di curva, appunto, l’anno prossimo basterebbe il Collana. Ammesso che le grandi donne del Carpisa Yamamay glielo concedano.

Poi, senza andare troppo in là nel tempo, mi vengono in mente le lacrime e gli abbracci di Napoli-Lazio;  l’infarto di Napoli-Steaua dell’ultimo minuto, con una torsione del collo che sfida l’anatomia umana proprio del Matador; il mitico bibitaro “Guaglio, chi ‘o e’?” e le volte che ci propina “o brod’e purp’!” nel vederci come ghiaccioli sugli spalti d’inverno; le costole incrinate di un amico per una caduta prima di Napoli-Roma e le sue quattro esultanze soffocate per il dolore lancinante; l’urlo “the champions”  che ha fatto già storia e gli occhi lucidi già prima di battere il Chelsea in casa, futuro campione d’Europa; un bambino che nasce nel giorno di Napoli-Udinese e il papà che assolve al suo dovere andando via cinque minuti prima del fischio d’inizio e lasciandoci, ne sono sicura, un pezzo di cuore a noi. Mi passa davanti agli occhi l’amico che veniva apposta dall’Inghliterra per assistere a 90 minuti di gloria, e non sempre erano di gloria visto che lo faceva anche in serie C e B; rivedo il bambino di neanche cinque anni del deck 4 che sembra già un piccolo ultras, negli atteggiamenti e negli scherzi con gli adulti che ha intorno; mi rispecchio negli occhi increduli del dopo Sansone del Torino o nel dopo Spolli del Catania o nel dopo Konè del Bologna; ma anche in quelli commossi sul 2-2 col Milan e i goal di Denis e Cigarini o a quello più recenti  di Insigne contro il  Cagliari di Cellino. Riascolto tutte le battute, anche in momenti poco divertenti, sulle finte di Zuniga, sui cross di Maggio, sulla velocità di Dossena, sui colpi di tacco di Cannavaro, sui momenti di psicopatia di De Sanctis, sui rigori inutilmente dati a Cavani, sulle punizioni testardamente tirate da Gargano, sull’incitamento ad Inler  a tirare anche dalla propria porta, su Mazzarri che con gesti strani delle mani pareva aggiustasse radioline in panchina o indicava sempre l’orologio all’arbitro, su Vargas e il genio inespresso, su Donadel senza genio ma con un capello invidiabile. Non solo ricordo tutto questo, ma mi manca anche da morire ad ogni pausa estiva.

Tra due settimane sarò a Dimaro. Non so che squadra troverò, non so chi sarà già andato via e chi sarà arrivato, non so se la panza di Benitez mi farà simpatia, come sembra, oppure cambierò idea. Ma so che troverò, nonostante tutto, i tifosi. Per lo meno quelli che, come me, hanno già prenotato e faranno l’unica settimana di vacanza lì. E, quindi, lasciatemelo dire un’ultima volta. A me non fa male che vada via Cavani. A me fa male che vadano via i tifosi. O che, per lo meno,  possano anche solo pensare di farlo.

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