Acquisire una seconda squadra o un club all’estero: quale opzione per il calcio italiano

club estero o seconde squadreClub Estero o Seconde Squadre Si è parlato nei mesi scorsi con insistenza di come consentire alle squadre di Serie A di far crescere i giovani in un campionato più probante e più competitivo dell’attuale Primavera, all’estero in effetti è tradizione consolidata per quasi tutte le squadre professionistiche di avere una seconda squadra da schierare in un campionato “Riserve” o nelle serie inferiori (semipro o dilettantistiche). In Germania ad esempio le categorie giovanili terminano con l’Under 19 (proprio dalla stagione appena terminata anche l’Italia si è adeguata, era infatti l’unica nazione dove i campionati giovanili terminavano con l’Under 21), ma in genere le società dispongono di una seconda squadra da schierare nella terza serie dei campionati tedeschi, ovvero la 3.Liga, oppure qualcuna anche nella RegionalLiga, questo sistema consente ai giovani di Bayern, Borussia, Stoccarda, etc. di disputare ogni anno tra le 50 e le 70 partite in tornei che offrono un discreto banco di prova fisico e tecnico, mentre in Italia troviamo che tra Primavera e Coppa Italia e Finali, si possono disputare tra le 26 e le 35 partite in competizioni tra soli pari età che pur formative, lo sono in misura decisamente minore. In Inghilterra invece troviamo un vero e proprio campionato Riserve, utilizzato sia per far giocare i giovani, sia per dare spazio ad elementi in sovrannumero nella rosa di Prima squadra, sia per consentire ai giocatori reduci da infortuni una ripresa graduale. La Spagna invece ricalca il sistema tedesco, con Real, Barça e soci che schierano seconde squadre nei campionati minori, con il vincolo ovvio di non poter essere promosse nella Liga.

L’Italia per adattarsi a questa idea delle seconde squadre dovrebbe operare su due piani, prima il Regolamento (che ad oggi impedisce ad un soggetto di possedere due club professionistici) e poi politicamente ci sarebbe da convincere la Lega Pro ad aprirsi a queste possibilità, ed è questa seconda parte la più complessa perché il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, pur avendo fatto negli ultimi anni un grandissimo lavoro di riforma e modernizzazione dei suoi campionati (dal 2014-15 una sola divisione con tre gironi da 20 squadre), ma è fermamente contrario all’ingresso di seconde squadre nei suoi campionati affermando l’idea che la Lega Pro è da sempre il campionato dei campanili, della provincia e che non sarebbe giusto inserire Seconde squadre di serie A in questa realtà. Opinabile posizione, considerando che delle 60 squadre che andranno a comporre il campionato sarà da vedere quante saranno in grado di sostenere l’impegno economico per tutta la stagione, considerato che negli ultimi anni le chiusure e i fallimenti durante e al termine delle stagioni sono stati sempre numerosi. Il Consiglio Federale della scorsa settimana ha però manifestato la volontà di cancellare il divieto per uno stesso proprietario di avere diverse squadre, a patto che la seconda squadra venga acquisita a partire dalla serie D, con il vincolo di non poter poi essere promossa in Serie A, è senz’altro una prima grande apertura.

Ma quali vantaggi avrebbe per esempio, per una società come il Napoli poter schierare una seconda squadra in Lega Pro? I vantaggi sono molteplici ed evidenti, innanzitutto i giocatori resterebbero a lavorare sotto la diretta supervisione della società, del suo staff tecnico e sanitario e i loro progressi sarebbero monitorati continuamente, inoltre oltre alla possibilità di schierare tutti i Primavera, ci sarebbe sempre aperta la possibilità di far disputare gare anche a giocatori delle categorie inferiori (per esempio gli Allievi), sarebbe aperto anche lo scambio con la Prima Squadra che potrebbe farvi giocare anche elementi della Rosa da testare in gare ufficiali (per fare qualche nome, in questa stagione avrebbero potuto giocarci Uvini, Radosevic, e perché no anche lo stesso Vargas) un vantaggio notevole per la Società.

Futuro Considerato che per ora è lontana la prospettiva di riforma dei Campionati di Serie A (riduzione a 18), serie B (riduzione a 20), sarebbe utopistico credere che a breve ci siano novità sul tema seconde squadre, e allora restano sul piatto due sole opzioni, o stringere un accordo di parthership forte con qualche società italiana di Serie B o Lega Pro, trasformandola di fatto in una società satellite (la Società A sponsorizza, paga e sostiene la gestione della Società B), oppure si può puntare sull’acquisto di una società all’estero, in Spagna o Inghilterra, ma in questo caso il modello imprenditoriale sarebbe diverso perché non si potrebbe semplicemente farci giocare i giovani, si tratterebbe di un progetto tecnico sportivo come quello portato avanti dai Pozzo, che suddividono il loro parco giocatori (un centinaio di elementi) tra le tre società Udinese, Watford e Granada. C’è da scegliere quindi quale via perseguire, nell’opinione di chi scrive la scelta più opportuna sarebbe quella di una società satellite in Italia, per testare e valorizzare il nutrito patrimonio giovanile azzurro, naturalmente qualunque sia l’opzione che il Napoli sceglierà, sarà necessario almeno un anno prima di realizzarla. Insomma, work in progress.

Andrea Iovene

Riproduzione Riservata

Home » Ultim'ora sul Calcio Napoli, le news » Acquisire una seconda squadra o un club all'estero: quale opzione per il calcio italiano

Impostazioni privacy