Juliano, “Totonno” tra l’amore per il Napoli ed uno spicchio di cuore rossoblu

antonio-juliano-202924Capitano mio Capitano. “Totonno” Antonio Juliano, anima azzurra negli anni settanta, quando la squadra partenopea emetteva i primi gemiti da grande ambiziosa, da portabandiera del sud. Quando la bandiera si apprestava ad essere ammainata, l’ultimo grido del guerriero fu in quel di Bologna, nella stagione ’78-79, e tanto bastò per lasciarci una fetta di cuore, strascichi di sentimenti puri ed incondizionati.

Ecco il racconto di Juliano, dalle pagine del “Corriere del Mezzogiorno”Napoli vs Bologna è storia anche di «passaggi» illustri. Pensiamo a «Beppe Gol» Savoldi, al grande Bruno Pesaola, ma anche ad un’autentica bandiera del Napoli, che proprio a Bologna andò nell’ultima primavera del suo inverno di calciatore. Un nome glorioso del calcio italiano tutto: Antonio Juliano. Napoletano di San Giovanni a Teduccio – dove nacque il primo gennaio del 1943 – «Totonno» si consacrò all’azzurro minore e a quello maggiore, giocando sotto le insegne del Ciuccio e della Nazionale, con l’unica eccezione della stagione emiliana. Esordì in prima squadra mezzo secolo fa, quando il Napoli – Pesaola in panchina – conobbe lo sprofondamento in B. Da allora, oltre 350 incontri in A (più 39 in B, 70 in Coppa Italia, e 40 nelle Coppe europee), che lo pongono al secondo posto nella classifica delle presenze con la maglia del Napoli, dietro Bruscolotti. Uomo squadra nato, a tre anni dall’esordio Juliano – appena ventitreenne – aveva già conquistato i gradi di capitano. Nel ’68, con lui in campo, sfiorammo lo scudetto alle spalle di un Milan decisamente «rosso-Nerèo», e fummo d’argento ancora nel ’75 (vinse la Juve). L’anno dopo arrivò la vittoria in Coppa Italia, ma le soddisfazioni più grandi Juliano le ha ricevute in Nazionale. Prese parte ai Mondiali inglesi del ’66, poi agli Europei – vittoriosi – del ’68. Campione d’Europa dunque, ma anche vicecampione del mondo, e per di più nell’epica edizione di Mexico ’70. Qualche anno dopo le valigie per Bologna e, anche tra le brume padane, la grinta del vecchio leone fu quella di sempre. Ma il cuore l’aveva lasciato al San Paolo e nell’84 tornò al Napoli da dirigente e stratega dell’«operazione Maradona».

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