Napoli 2 – Milan 2. Pare sia finita così.

E’ la seconda volta quest’anno che devo scrivere di un pareggio sentendo di scrivere di una sconfitta. Quello col Torino è stato un pareggio quasi comico e ringrazio Aronica per averlo procurato in quel modo perché mi ha dato lo spunto per raccontare qualcosa senza esaltare la mia rabbia. Quello di ieri è stato un pareggio col peggior Milan visto nell’ultimo decennio e forse più. Quello di ieri è stato un miracolo. Resuscitare i morti non è cosa che tutti riescono a fare. E noi lo abbiamo fatto.

Ma andiamo con ordine.

Settimana scorsa rimontiamo una partita a Genova con l’infarto dietro l’angolo. La gente è soddisfatta. Al momento anch’io, non lo nego: al terzo goal ho gridato tanto da dire addio definitivamente alle mie corde vocali e dato pugni sul letto di mia madre facendoglielo diventare ergonomico. Ma non dimentico le bestemmie  tirate durante 80 dei 94 minuti giocati. Abbiamo esaltato un Genoa inguardabile, abbiamo mobilitato Immobile e stavamo per onorare di nuovo un gemellaggio con un regalo natalizio prematuro. E invece abbiamo vinto e abbiamo dimenticato i problemi. Come spesso accade in questa città.

Poi le Nazionali. Cavani ancora in goal, Inler sbaglia un rigore, Insigne torna prima perché non è in forma e col Milan deve giocare per forza lui, Maggio ricorda all’improvviso che la fascia non è solo quella che indossa Cannavaro. Tutto bene, archiviamo presto queste partitelle inutili e pensiamo al Milan. Un Milan in difficoltà che fa ben sperare. E infatti, noi speriamo. Come spesso accade in questa città.

Già da una settimana organizziamo l’arrivo allo stadio. Io vado alle quattro, io alle cinque, ci vediamo per il pranzo, ci vediamo per colazione, facciamo un pigiama party la sera prima fuori la curva, io entro coi tabelloni, io ti apro che ho le chiavi, io sto già dentro da tre giorni ma non mi vedete… insomma, un modo come un altro per dire che il San Paolo ci manca, i compagni di viaggio ancora di più e che tenere i posti per tutti sta diventando un lavoro di diplomazia infinito. Conclusione: alle cinque e mezza dentro, posti presi e gruppo al completo già due ore prima della partita. Tutti tranne uno. È ad un matrimonio e diciamo che gli teniamo il posto solo se si presenta in giacca e cravatta. Arriva in tuta, ma lo perdoniamo e lo facciamo sedere lo stesso.

E’ inutile dire che l’attrazione del pre-partita sono loro. I tabelloni. Che già chiamarli così non rende l’idea. Allo stesso posto dei vecchi, i led al posto delle lampadine avvitabili e il gioco è fatto. Ci accontentiamo. Che altro dovremmo fare? E chiaramente ironizziamo. Accontentarsi ed ironizzare sono  da sempre la soluzione ai problemi di questa città. Mandano ovviamente le pubblicità degli sponsor, del film di Natale, avverte che ci saranno più corse delle metropolitane e niente più. Immaginavamo tutti almeno il risultato della partita Juve-Lazio. Macchè! Se non fosse stato per un’amica con la radietta avremmo creduto ad un pazzo del gruppo che ha fatto esultare mezza curva facendo spargere la voce di un “Kozak goal!”. Col senno di poi, la vittoria della Lazio non sarebbe stato un buon risultato. Immaginavamo almeno i minuti di recupero. Macchè! Per loro la partita si è fermata a 45 e dopo il vago e l’ansia.

Dopo aver esaurito tutti gli argomenti possibili, vediamo che manca ancora più di un’ora. Ma lo stadio è quasi pieno e allora non ci pentiamo della scelta d’orario. Ci complimentiamo per un paio di orecchini con il ciuccio, coccoliamo il nostro brigante piemontese arrivato qualche ora prima da Bra solo per vedere gli azzurri, lo ascoltiamo mentre ci dice di voler comprare un quadro con una veduta di Napoli perché quando si sveglia deve vedere prima il golfo e poi la sua ragazza. Come spesso accade, non è da un napoletano che arriva  l’amore per Napoli. Un amore così genuino e passionale che per premiarlo vorremmo farlo tornare a casa con una vittoria almeno per 3-0.

E qui veniamo alla partita. Prima i poi sarei dovuta arrivare anche a questo punto. Una vittoria per 3-0. Ebbene, avremmo potuto. Eccome! se avremmo potuto vincere! Un Milan così incerottato in difesa lo avrebbero battuto tutti. Come più o meno è stato fino ad ora. Cominciamo bene. Il primo goal al San Paolo per Inler, il quale capisce che con questo Milan basta tirare in porta. Il resto lo fa Abbiati. In verità visto da dietro, il pallone prende un effetto che Holly se lo sta ancora studiando per la prossima serie. Settimo minuto. Adesso possiamo guardare il tabellone per sapere quanto manca. Un’eternità. Ma mettiamo dentro il secondo. Anzi lo mettiamo in mezzo. Alle cosce di Abbiatii. E  Insigne sigla la sua partita. Poi nulla più. Gli vogliamo bene, ma la differenza tra la nostra giovane promessa e la loro giovane conferma ieri è stata abissale. Il Faraone ci infila due volte. Un gran goal il primo che de Sanctis ammira senza strafare e un’azione da allenamento il secondo che tutta la difesa ammira senza neanche fare. Uno alla fine del primo tempo e uno alla fine del secondo. In mezzo tanti microinfarti, un rigore in movimento che Hamsik, uno dei due giocatori più forti che abbiamo, sbaglia come se l’avessi tirato io, due parate di piede di quello che ci ha regalato due gioie nel primo tempo, qualche fischio ingeneroso di chi probabilmente non è abituato a soffrire allo stadio perché non ci viene spesso, qualcuno che invita i fischianti a tifare per la Casertana se il Napoli non gli piace. E io approvo. In mezzo c’è stato qualcun altro che al vedere i tabelloni col minutaggio pensa al Capodanno e invita a prendere lo champagne e ad improvvisare un trenino; già vediamo Vargas con boa e paillettes ballare al centro del campo. In mezzo c’è stato anche Zuniga per chi non se ne fosse accorto: il giocatore più snervante dell’album Panini, un uomo una finta. Ricordo una sola azione degna di nota. In mezzo c’è stata l’ammonizione di Cavani che salterà la partita col Cagliari, l’ammonizione di Campagnaro che salterà la partita col Cagliari. In mezzo c’è stato anche la presa di coscienza che in questo modo non andiamo da nessuna parte, che le occasioni perse dal Napoli cominciano ad irritare parecchio, che una birra nel post-partita con gli amici aiuta a dimenticare e che ieri non c’è stata neanche quella.

La febbre ha preso il sopravvento e allora mi è rimasta in mente solo una cosa: la scritta sul nuovo tabellone “Napoli 2 – Milan 2”.

Che poi, a pensarci bene, sto tabellone non era mica così necessario!

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