Le partite memorabili, Villarreal-Napoli

Nessuno se l’è scordata. Quella traiettoria beffarda, quella palla impazzita dopo la deviazione sul tiro di Giuseppe Rossi che ci mandò direttamente a casa in Europa League. Eppure ci credevamo. Era il 24 febbraio 2011, erano i sedicesimi di finale. Poco più di un anno dopo ecco nuovamente il sottomarino giallo, il destino che si ridà appuntamento al San Paolo e al Madrigal. Quale miglior occasione per vendicarsi.

La vendetta, questa volta, è stata doppia. Già, perché non ci è bastato l’urlo dei sessantamila al tiro di Hamsik, non ci è bastata la fuga di Lavezzi in pressing estenuante sull’avversario, che appena 2 minuti dopo il vantaggio ci metteva in condizione di tirare un calcio di rigore. No, non ci è bastata la realizzazione di Cavani, la sua corsa sotto i distinti a mani aperte, il tripudio della prima vittoria il Champions dopo tanti anni.

Il 7 dicembre 2011 si giocava Villarreal-Napoli, ultimo atto della cavalcata europea azzurra. Appuntamento storico e beffardo, così come tutti i grandi appuntamenti della vita. Storico, perché poteva regalare ai ragazzi di Mazzarri il pass per gli ottavi di Champions, beffardo, perché tutto, tutto dipendeva solo ed esclusivamente da loro. Dopo la vittoria straordinaria, quella sì, contro il Manchester City di Mancini al San Paolo, i calcoli non servivano più a nulla. Bastava vincere, e tutto sarebbe finito. Facile a dirlo.

In un Madrigal pieno a sprazzi, perlopiù dipinto d’azzurro, la sofferenza si è fatta sentire, eccome. La partita è scivolata via verso la fine del primo tempo, dopo un predominio pressoché totale azzurro ma senza quella concretezza che in molti invocavano. La tensione, mai come allora, si tagliava a fette. Il secondo tempo cominciava uguale al primo, magari con qualche spinta in più, con più voglia di fare sotto porta. E così prima Cavani, poi Hamsik, poi lo stesso Lavezzi vedono i propri tentativi tutti respinti da Diego Lopez, come sempre in serata di grazia proprio contro gli azzurri. Mazzarri si fa buttare fuori, mosso dalla voglia di segnare il gol che sbloccherebbe la partita. Fase concitata, a dir poco. Mischie e tentativi da una parte più che dall’altra non smuovono lo 0-0. Fin quando, dopo un triangolo con Hamsik, Gokhan Inler decide di mettere fine al supplizio di milioni di telespettatori e tifosi. È una rasoiata, la sua, che lascia pietrificato Lopez –finalmente!- e fa esplodere di gioia i napoletani- nel senso letterale del termine. “Era destino”, pensa qualcuno. “Alla buon ora”, griderà qualche altro. Fatto sta che la gioia del gol lascia subito spazio alla preoccupazione per la beffa di un pareggio ingiusto e crudele. E allora ci pensa ancora Hamsik a rimettere a posto le cose, sigillando il risultato sul 2-0 con un tiro facile facile sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Apoteosi. Altro che liberazione. Apoteosi. La festa può cominciare. L’inno magico continuerà a suonare al San Paolo, almeno per una partita.

Il pensiero si trasforma in rivalsa, quando riaffiorano alla mente tutti i sapientoni che ci avevano dato per spacciati ancora prima di mettere uno scarpino sull’erba. Ma, questa notte, non è tempo di pensare alle rivincite. La vendetta è stata servita, ma la festa è tutta nostra.

Quando ripenso a Villarreal-Napoli, a quel 7 dicembre 2011, un sorriso scatta automatico. È la consapevolezza che, se ci credi, niente è impossibile. Nemmeno uscire secondi dal girone della morte.

Raffaele Nappi

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