Quei fischi pesanti come macigni…

Honor est cuiuslibet virtutis praemium” (“l’onore è il premio di qualsiasi virtù”).

Scriveva così il filosofo San Tommaso D’Aquino nella sua “Somma Teologica”, da qui si deduce che “ambire ad un onore” non è mai peccato; se un santo si è spinto a dire questo, anche un tifoso può riuscirci. Può sembrare un po’ azzardato scomodare un filosofo della fama di San Tommaso D’Aquino per una banale questione calcistica ma dopo i fischi a Lavezzi di domenica scorsa, nessuna citazione può sembrare più fuori luogo.

Quel genio argentino con l’aria, tutta napoletana, da scugnizzo dei quartieri non ha fatto altro che ipotizzare, all’età di ventisette anni, un futuro lontano dal Vesuvio in onore della sua indiscussa “virtù”, e per una questione economica ( legittima, oggi come non mai), e per una questione di gloria, che questo Napoli non può garantirgli da qui a poco.

Eppure, solo per questi pensieri, Lavezzi, ha dovuto subire quei fischi, ingrati, fuori luogo, un po’ come le pietre che si scagliano su una donna adultera in medio oriente, da alcuni tifosi che troppo spesso, si arrecano il diritto di sentirsi più “tifosi” di altri.

IL RICORDOEzequiel Lavezzi è arrivato a Napoli da perfetto sconosciuto non ricevendo la più bella accoglienza che si potesse augurare, considerato che qualche giorno dopo il suo arrivo alcuni tifosi azzurri inscenarono una contestazione fuori ai campi di allenamento di Castelvolturno, accusando l’allora ds partenopeo Pierpaolo Marino di non aver soddisfatto le esigenze dei tifosi perché aveva portato a Napoli gente come Lavezzi e Hamsik!

Poi fu amore a prima vista, con Lavezzi che si presentò con una splendida tripletta, era il 18 Agosto del 2007 e con quei tre goal il Napoli batteva il Pisa 3 a 1 in Coppa Italia, la Napoli calcistica spalancò gli occhi dinanzi a quel giovane sgraziato con l’aria malinconica che dall’Argentina ci presentavano come “El Pocho Loco”.

Questa città, orfana da troppi anni dell’estro del più grande giocatore di tutti i tempi, un po’ per associazione geografica un po’ per azzardati paragoni imparò subito ad amare il Pocho con dimostrazioni d’affetto che Lavezzi di certo, non dimenticherà mai.

A suon di assist e goal Lavezzi ha lentamente alimentato sempre di più questo rapporto idilliaco con la tifoseria azzurra, l’ha amata e si è fatto amare, con il Napoli lui è cresciuto, con lui Napoli è tornata nell’Europa che conta.

OGGI – E poi arriviamo ai giorni nostri, sirene francesi, inglesi e italiane suonano imperterrite per lui, squadre del calibro di Psg e Manchester City fanno a gara per assicurarsi il suo cartellino pagando ben 32 milioni di euro, che di questi tempi non sono certo noccioline; offrendogli ingaggi di 5 milioni(più del doppio di quello attuale) e quei tifosi che prima lo hanno riempito di gloria, ora fischiandolo gli recriminano di non amare la maglia.

Per quei tifosi, Lavezzi, proprio ora che è tanto così dal poter firmare il contratto della sua vita, ora che potrebbe approdare ad una squadra che gli garantirebbe( il condizionale è d’obbligo) successi che merita, dovrebbe dire no e accontentarsi di un contratto nettamente inferiore in una società tra l’altro che, proprio perché non ha la forza o meglio la voglia, di adeguare gli ingaggi alle qualità dei giocatori non riuscirà mai a dargli un trofeo che lo consacri come uno dei giocatori più forti al mondo, come è giusto che sia.

ORIZZONTI – Non si può essere così egoisti da pensare che un argentino, debba amare questa maglia incondizionatamente, fregandosene delle opportunità che gli vengono proposte: per fortuna domenica scorsa allo stadio c’era chi queste cose le ha capite ed ha applaudito Lavezzi ringraziandolo ancora una volta per tutto quello che ha fatto per questa maglia, stesso ringraziamento che il Pocho, x sempre, dedicherà alla nostra città. Poi magari non se ne farà nulla, Lavezzi rimarrà a Napoli per la felicità di tutti ma quei fischi di ieri, segneranno per sempre il rapporto tra l’argentino e questa città, chi ha fischiato Lavezzi ha messo a serio repentaglio una storia d’amore bellissima.

Questo popolo ha saputo accettare l’addio del “Dios del calcio”, colui che regalò a questa città momenti indimenticabili come mai nessuno era riuscito a fare; anche per questo dovrebbe accettare la partenza di un ragazzo che ha dato tanto, ha ricevuto altrettanto ma che a questo punto della sua carriera non chiede altro che veder realizzati i propri sogni, se questo Napoli non lo può fare è giusto che vada … Auguri Pocho.

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