Dzemaili vince il ballottaggio con Lavezzi

Testa o cuore, ch’è un po’ come dire il cervello o il talento? La sfida (im)possibile, il match che non t’aspetti, è in quel sottile confine tattico che modifica l’espressione d’una squadra e la trasforma da guascona e scanzonata in riflessiva e cerebrale. In teoria, sembra un giochino; in realtà, è una scelta occasionale, incollata ai suggerimenti spediti dal Novara e dal Lecce: ma in quel ballottaggio Dzemaili-Lavezzi non si nascondono tracce di filosofia calcistica, solo l’adesione (e neppure tout court, perché le partite si possono e tavolta di devono cambiare) agli equilibri attuali. La Roma stasera, il Palermo fra settantadue ore e poi a seguire il viaggetto domenica a Bologna, la chiusura.

PERCHE’ DZEMAILI – La Champions è un virus che s’intrufola nella carne del Napoli e lo debilita psicologicamente: da Londra in poi, due pareggi (a Udine e con il Catania, con un 2-2 bissato) e tre sconfitte (in casa di Juventus e Lazio, con l’Atalanta al san Paolo) e nove reti subite. Le crisi, nel calcio, si manifestano là in mezzo, in campo: e a quel Napoli, oltre agli esterni (Maggio prima, poi pure Zuniga), ai mediani (Donadel sempre, poi la squalifica di Dzemaili e quella di Gargano), mancano contemporaneamente le coperture adeguate in settori nevralgici. Mazzarri s’industria con Hamsik in interdizione, rischia con tre tenori e lo slovacco, scopre che si sono smarrite le coordinate tattiche e però pure quelle psicologiche, contaminate dall’eliminazione in Champions. La svolta è con il Novara, con Pandev e Lavezzi fuori e la controemergenza:Dzemaili fa legna nel mezzo e poi, in fase attiva, dimostra di saper spaccare tra le linee; e Hamsik ha maggiore libertà offensiva e minor compiti di copertura. Sei punti, quattro reti fatte, nessuna rimediata, una ritrovata capacità di palleggio ed una considerevole autorevolezza nel dettare i ritmi delle partite. Intervenire non ha senso e Dzemaili resta là in mezzo, barriera semovibile che incide pure nelle incursioni.

LAVEZZI PART TIME – La classe non è acqua e a Mazzarri la spruzzata di materia grigia del Pocho serve eccome: l’Olimpico spinge a ingolosirsi, ma le condizioni fisiche inducono alla razionalità e a valutazioni assai ampie. La prima: il recupero ha richiesto allenamenti differenziati e soltanto due sedute complete, dunque un grado di preparazione relativo rispetto agli altri; la seconda: risistemare il Napoli secondo il vecchio modulo rischia di togliere certezze alla difesa; la terza: le partite vanno lette prima e anche durante, per non aver rimpianti dopo, e Lavezzi costituisce il valore aggiunto con cui incidere in qualsiasi situazione a gara in corso; la quarta: si gioca pure martedì sera, al San Paolo, con il Palermo, l’ennesimo match di una stagione «terrifficante» sotto il profilo fisico, in un primo maggio che richiederà – c’è da essercene quasi certi – un ricorso ad un turn-over più consistente.

Fonte: Corriere dello Sport.

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