Quando il disagio va via in palleggio

Sul film “Piede di Dio”, di Luigi Sardiello

 

Diceva Sigmud Freud, “Una volta formatosi, nella vita psichica nulla può perire”.

Piede di Dio è un film scritto e diretto da Luigi Sardiello, e uscito nelle sale cinematografiche nel 2009. Michele, interpretato da Emilio Solfrizzi, è un ex calciatore che ha dovuto abbandonare la carriera anzitempo a causa di un grave infortunio. Dopo aver lasciato il calcio, decide di ripiegare facendo l’osservatore di giovani promesse. Un giorno s’imbatte in Elia, (Filippo Puccillo) diciottenne dalla tecnica sorprendente e dotato di un perfetto e infallibile calcio di rigore. Michele riesce a convincere Benedetta, la madre del giovane Elia, (interpretata da Rosaria Russo) ad affidargli il figlio per farne un grande campione. Ma Elia non è un ragazzo come tutti gli altri, perché a causa di un grave trauma familiare, l’abbandono del padre, la sua personalità si aliena dalle convenzioni e dalle ipocrisie della vita, isolandolo in una realtà confinata in una serrata incomprensione e privata della solidarietà degli altri. Nonostante mille difficoltà, Michele riesce a ottenere un provino per Elia, che all’inizio sembra subito distinguersi per abilità e genialità, fino a quando, però, la malizia e la spregiudicata furbizia dei suoi compagni e dei procuratori non lo inducono, proprio durante il provino decisivo, a un pubblico rifiuto a combattere per il posto in una squadra importante. Allora Elia, durante la partita del provino, sbaglia il suo primo calcio di rigore, calciandolo a mo’ di rifiuto, davanti ai procuratori che non senza diffidenza erano accorsi a osservarlo.

È la fine di una carriera mai cominciata, per lui e per Michele, che vede svanire il sogno di diventare un grande osservatore e di guidare Elia verso grandi successi. Abbandonato da tutti, Michele è costretto a restituire Elia alle cure e alle attenzioni della madre, che sin dall’inizio aveva diffidato dell’idea di Michele. Elia ritorna a incantare i suoi vecchi amici, in partite senza osservatori e riflettori, sulla spiaggia del paese nativo, laddove anche Michele, riavutosi dalla delusione di due carriere bruscamente interrotte, ritroverà l’umano contatto col gioco del calcio e con le più inattese sorprese della vita.

Piede di Dio è una parabola provinciale del calcio come dovrebbe essere ma che mai sarà. Viviamo l’età del consumo, e le singole unità di consumo non possono aspettare che il successo arrivi da pazienti e accorti tentativi di recupero. Il giovane Elia è destinato a restare un genio nell’anonimato, relegato ai margini di un quadro a tema estivo a palleggiare e dribblare come un Maradona mimetizzato, sulla sabbia tiepida di un lontano paesino del sud, in compagnia della madre, l’unica persona disposta ad amarlo e a comprenderlo, e donna rassegnata alle frivolezze e alle inutilità di un’esistenza votata alle superficialità. La disperata e arrogante ricerca della felicità e del benessere, da parte dei genitori di ragazzi che mai saranno bravi calciatori, fanno da contraltare alla malinconica serenità di Benedetta, che non desidera gloria e ricchezza per il figlio, ma rispetto e riconoscimento. Michele è, all’inizio, travolto dalla sete di successo, unica apparente ricompensa per la frustrazione di non essere diventato un calciatore professionista. Lentamente, Michele e Benedetta si avvicineranno a al punto d’incontro, partendo dai due estremi della maturità. In mezzo, Elia sarà il nodo che invece di ostruire la libera e imprevedibile circolazione dei sentimenti, li legherà quando il segmento di maturità sarà diventato un unico punto. Ecco che la genialità di Elia non sarà soltanto quella dei suoi piedi fatati, ma soprattutto quella, inconsapevole, dello spirito puro e senza contaminazioni del disagio che si erge sopra tutte le parti.

Il film di Sardiello è stato premiato da molte rassegne nazionali e ha partecipato al Film Festival di Mosca e San Pietroburgo, nel maggio 2009, e al Concorso ufficiale dell’Odessa Film Festival, nel 2010.

sebastiano di paolo, alias elio goka

 

in foto, locandina del film, da www.freestyleitalia.it

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