Un occhio alla Champions il giorno dopo: non sempre “non vincere” equivale a “perdere”

Un fischio che sembrava eterno, quello dell’arbitro  Felix Brych, arrivato ieri sera dopo 120 minuti di spettacolo, di gioco ma soprattutto di speranza e di timore in un Chelsea- Napoli che rimarrà nel cuore dei napoletani. Milioni di spettatori, da tutto il mondo, ieri sera guardavano la partita che avrebbe potuto davvero cambiare la storia di una squadra amata da tutti non solo per il suo gioco o la sua sportività, quanto per la sua tenacia, la sua forza e la sua determinazione. Tante le critiche, ancora di più gli applausi per quei giocatori che hanno lottato fino alla fine. Il popolo napoletano ci credeva, così come ci credeva il tecnico azzurro e la completa rosa del Napoli. Era quella speranza di poter vincere, di poter conquistare un posto nell’Europa che conta, ad aver permesso agli azzurri di combattere fino alla fine del match. Un Chelsea aggressivo era quello che ci aspettavamo, una squadra nuova dopo il cambio sulla panchina e l’arrivo di Di Matteo. Ma dopo l’amarezza, la delusione e un po’ di rimpianto per ciò che poteva essere, arriva subito la consapevolezza: il Napoli ci ha accompagnato, per mesi, lungo un bellissimo sogno. I “grazie” si sprecano, le parole anche. Resta un sorriso, sul volto di ogni tifoso, per una sconfitta che sa di vittoria. E resta la voglia, per tutti quelli che si sentono un’unica grande famiglia con questo Napoli, di abbracciare virtualmente, uno ad uno, tutti i nostri idoli. Vedere le loro lacrime, la disperazione, il sudore della fronte unito al rammarico che non sia stato abbastanza, ci ricorda solo che, ancora una volta, in una città bella e dannata come la nostra, non sempre non vincere equivale a perdere. 

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