Roberto Saviano: “Il mio cuore sarà sempre napoletano. Non riesco a stare senza Napoli”

“Il pallone entra in porta quando Dio vuole”. C’è tutta l’essenza di Boskov nelle parole di Roberto Saviano durante l’incontro con gli studenti tenutosi questo pomeriggio all’Auditorium di Roma. Una sala gremita, i fari puntati tutti verso l’unica sedia sul palco. Tullio De Mauro pronto a presentare con orgoglio il suo ospite prestigioso. Arriva in giacca Saviano, scarpe scure e camicia bianca. Il suo volto è felice. I fari non gli permettono di ammirare i volti dei 600 studenti che ha di fronte ma non importa. Le domande cominciano a fioccare. La platea è attenta e concentrata. “Sono molto legato al calcio – comincia lo scrittore – il pallone diventa simbolo del destino e della casualità, di poteri che vanno al di là dell’umano. A Napoli, poi, si gioca spesso a calcio, soprattutto per strada. A Napoli il calcio è diverso; il calcio a Napoli riempie il tempo, dà speranza. Non sono mai stato bravo a giocare a calcio (il mio ruolo era tra il centrocampo e l’attacco e sistematicamente la mia squadra perdeva) , però correvo, e questo mi dava qualche possibilità. Mio padre voleva che io facessi il calciatore ma non ne avevo assolutamente le capacità” Le risposte spesso si confondono con i ricordi del passato: “Maradona rappresenta il riscatto per il popolo napoletano, la voglia di rivincita contro gli squadroni del Nord. Ricordo ancora tutto il caos che si combinava in città, soprattutto il mercoledì mattina, quando Maradona decideva di allenarsi al San Paolo; tutti i ragazzi marinavano sistematicamente la scuola. Era un vero problema per i presidi che imploravano un allenamento pomeridiano. Il calcio, però, non è soltanto un gioco. Troppo spesso nella nostra terra, nella mia terra, il calcio si trasforma in strumento a disposizione della criminalità, come accade per i ragazzi che fanno da pusher.” Ricordi difficili da dimenticare, in una terra così. Ma l’amore per il proprio paese d’origine, per la propria città natale, alla fine prevale su tutto: “Da 5 anni sono costretto a vivere lontano da qui, ma il mio cuore sarà sempre napoletano, continuerò sempre a sentirmi parte di quel territorio. Cerco di trovare un rapporto di pace con la mia terra. Anche se Napoli senza di me riesce a stare, io non riesco a stare senza Napoli.”

Le luci si accendono, partono gli applausi. Roberto Saviano agita in cielo la mano in segno di saluto. Molti si avvicinano al palco cercando di toccarlo, di farsi autografare un libro. Lui fa il possibile, fino a quando la sicurezza lo porta via. Eccolo, se ne va, così come la bellezza del popolo napoletano. Così forte da colpirti dentro.

Raffaele Nappi

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