Il punto: “now we can fly”

Sensazionale, ecco l’aggettivo per descrivere brevemente una serata come quella di ieri. Momenti nei quali ti accorgi di non essere inopportuno se cominci a pensare di poter passare il turno. Attimi in cui ti chiedi se stai dormendo e la mente t’inganna proiettando le immagini di ciò che ti auguri che accada o se davvero è la realtà quella che il campo ti sta propinando. Ed allora, come nei sogni, ti lasci cullare dall’estasi di un momento, dalla passione di una intera vita, dalla consapevolezza di bussare sotto il tetto del cielo sperando che qualcuno ti apra la porta del paradiso. “Door of paradise” come direbbero i “blues” che però lasciano il passo ad un dialettale “a port ‘do paradis“. Già, perchè il risultato di stasera apre decisamente lo scenario di una insperata qualificazione. I magnifici eroi di questa storica partita non potevano non essere tutti e undici, chi più chi meno, i quali hanno dato vita ad un match che ha sfiorato la perfezione in alcuni casi. Ma i cardini di una iterpretazione magistrale sono probabilmente in tre: Lavezzi-Cavani-Gargano. Lavezzi, testardo, caparbio e indomabile dribbling-man, chiama a se i difensori inglesi come anatre che rincorrono molliche di pane, porta a casa falli e consente di distribuire alcuni cartellini gialli che, alla lunga, hanno influito sotto l’aspetto psicologico per i difensori dei blues, timorosi di lasciare la squadra con un uomo in meno. Sono questi gli atteggiamenti di un leader, nonostante il gol divorato, prontamente recuperato qualche minuto più tardi. E’ l’uomo in più a prescindere, ancor di più lo è nei panni scomodi di goleador, due reti, una da campione puro, la seconda da opportunista indomito d’area di rigore, abile a sfruttare l’assist di Cavani, altro androide al dì fuori di ogni controllo. Straripante uomo tuttofare, dappertutto, ovunque, inimitabile. Fa perdere le tracce poichè non da riferimento, conferma di essere davvero la perfetta incarnazione dell’attaccante che tutti gli allenatori vorrebbero. Gargano chiude il cerchio delle meraviglie, accalappia palloni in ogni dove, sbaglia meno delle altre volte, imposta il gioco con disinvoltura, sovrasta gli avversari con una grinta ed una veemenza da perfetto mastino, tant’è che gli uomini di centrocampo avversari, Mata e Malouda, lo soffrono terribilmente. Lo stesso Inler gli chiede spesso il fraseggio con ottimi risultati. Lo svizzero, come già detto in precedenti occasioni, manca ancora in alcune fasi di gioco, come le ripartenze in rapidità, oppure quando deve vestire i panni del regista di centrocampo. Ciononostante offre una buona e incoraggiante prestazione, con poche sbavature e tanti margini di miglioramento. Considerando un episodio sfortunato il liscio di Cannavaro sul gol, dovuto ad una zolla del terreno di gioco, tutto sommato la difesa può essere considerata positivamente, nonostante un acciaccato Campagnaro. Insomma, ottimi nonostante tutto, assieme con l‘operaio Aronica, risolutore di alcune azioni pericolosissime, attendo e mai eccessivo nei suoi interventi. Vediamo se riesce ancora una volta a convincere gli scettici che lo vedono poco incline a determinati scenari. Maggio sempre nel vivo delle azioni, è stato una spina nel fianco della difesa del Chelsea, sia con Bosingwa sia con Ashley Cole, entrambi costretti ad arretrare e a rallentare quando si trovano dalle sue parti. Sta maturando di volta in volta per ciò che riguarda la fase difensiva, ottima notizia per Prandelli ed i suoi emissari. Hamsik si sacrifica in un lavoro di appoggio, fatto di posizioni e di movimenti, viene usato come una fante sulla scacchiera, si protrae in avanti e ispira saggezza poichè privo di iniziative inappropriate. E’ impressionante perchè è giovanissimo ma distribuisce un atteggiamento da ultratrentenne; non osiamo immaginare cosa potrà essere alle soglie dei trenta … Ottime anche le prove di Zuniga, che imita Maggio nelle migliorie difensive dimostrate ieri sera, senza eccedere nelle sue sgroppate con contorno di dribbling troppo spesso sterili. De Sanctis dà la solita sicurezza, mentre Dzemaili e Pandev, nei pochi minuti in cui sono stati impiegati, hanno confermato che al momento possono essere considerati gli uomini prossimi ai titolarissimi. Chelsea imbambolato, quindi, che si gioca male le sue carte e esce sconfitto in modo abbastanza netto da una compagine brillante e in fase di maturazione, che un eventuale quarto di Champions accrescerebbe in maniera ancor più esponenziale, considerando che si tratta di un risultato che verrà scritto a caratteri cubitali nella storia del club. La gara di ritorno, chiaramente, nasconde insidie e pericoli, soprattutto sotto l’aspetto psicologico, con il timore di cali di tensione pericolosi e pause a cui il Napoli ha ceduto in alcune occasioni. Ma la posta in palio è troppo alta per non indurre i ragazzi dello squlificato Mazzarri a sputare l’anima pur di uscire indenni dallo “Stamford Bridge” di Londra. Resta la consapevolezza di aver perseguito un margine di vantaggio soddisfacente, intorno al quale Mazzarri potrà costruire un tipo di manovra adatta all’andamento ed al ritmo del match. Sarà il Chelsea a dover fare la gara, e quando questo compito non è di competenza del Napoli, spesso è sembrato più semplice per gli azzurri gestire la palla ed imbastire azioni di contropiede determinanti. In realtà è proprio quello di cui avrebbe bisogno la squadra, e cioè di un goal che annienterebbe le speranze inglesi di ribaltare una situazione limite. Come on Napoli, another step for the miracle.

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