Difesa a tre, punto di forza o punto di debolezza?

Si dice che il tre sia il numero perfetto. Lo sanno bene i tecnici Reja e Mazzarri che lo hanno scelto come simbolo della difesa partenopea. Tutto iniziò quasi per caso. L’indisponibilità di alcune pedine dello scacchiere tattico e la voglia di un assetto più difensivo, portarono il tecnico goriziano ad adottare il modulo 3-4-3 nel match contro il Benevento. Da allora, precisamente dal 2004, la difesa a tre è un marchio di fabbrica “Napoli”. Nel tempo gli stessi tifosi azzurri, che inneggiavano ad un più tradizionale assetto a 4, hanno imparato ad amare il modulo con tre protettori davanti al portiere.

La questione, dibattuta ferocemente nei bar cittadini all’inizio dell’era De Laurentis, ha lasciato spazio ai desideri e all’ambizione.

Non sono molte le squadre in Italia ed in Europa che adottano uno schieramento tattico di questo tipo. Il 3 dietro fece la fortuna  del Parma stellare degli anni ’90, ma al di là di questo sporadico successo, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una conversione del credo calcistico alla difesa a 4.

In italia anche Gasperini, agguerito sostenitore di tale schieramento, sembra aver virato verso schemi più moderni e flessibili. In europa, tra le squadre di Champions, solo il Napoli sembra fedele al triumvirato difensivo che tante gioie ha portato in Italia.

Sarà lo stesso anche in Champions ?. Ai posteri l’ardua sentenza.

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