Il porto sicuro dell’intero gruppo a fugare ogni difficoltà. Irrinunciabile, il migliore in campo per SpazioNapoli è…

Bologna metabolizzata, compresa, superata. La trasferta di Bergamo contro l’arcigna Atalanta di Edy Reja pone in evidenza, oltre a tre punti di platino su un campo difficile per chiunque, soprattutto questo. Coscienza dei propri limiti e contromisure, applicate, per superarli, con il fare della grande squadra. Galloni guadagnati dopo oltre tre mesi di gestione esaltanti, fugando qualsiasi eventuale dubbio sulla cura Sarri. Ci ha provato, l’ex tecnico partenopeo, a replicare i ritmi ed il dinamismo forsennato che avevano fatto affondare il gruppo dell’allenatore ex Empoli in terra emiliana, con risultati – stavolta – diversi, al netto di un finale thriller a causa dell’espulsione di Jorginho.

Carattere, prima di tutto, che zampilla copioso in una retroguardia che può barcollare, in qualche occasione, ma che tiene botta con costanza anche nei momenti di maggiore spinta avversaria. Affondano, sgusciano via, i tre attaccanti bergamaschi. Ostici clienti Denis, Gomez e Moralez, alla fine limitati a dovere. Il solito muro Pepe Reina, imperscrutabile in uscita su Moralez ad un passo dal via, plastico ed efficace su svariate conclusioni dalla distanza, regista aggiunto quando c’è da ispirare negli spazi, un tuttofare nel pieno senso del termine. Un baluardo Raul Albiol, in ogni frangente della contesa. Senza fronzoli o con il fioretto poco cambia, l’ex Real Madrid è l’uomo ovunque all’Atleti Azzurri d’Italia, quando c’è da chiudere ogni spiraglio. Interventi in extremis, in marcatura ed in anticipo a tratteggiare l’ennesima prestazione convincente, in cui il pretoriano di Rafa Benitez, ora elemento irrinunciabile per Sarri, guida con lucidità la linea a quattro partenopea. Soffre, in prima istanza, Kalidou Koulibaly, un tempo a cercare le giuste misure, a rincorrere la consueta dirompenza abbinata al piglio del guerriero che non assiste mai, immobile, alle folate avversarie. Ritrova sé stesso nei secondi quarantacinque minuti di gioco, dove la muraglia partenopea, ritrovato il vantaggio, non molla mai di un centimetro.

Mai un passo indietro, il vademecum di Elseid Hysaj, è l’esterno albanese a dover affrontare in prima linea il Papu Gomez, ed al netto del guizzo a rientrare che porta al momentaneo pareggio ci riesce praticamente sempre. Il consueto mastino ad arare la fascia destra, con il beneplacito della sagacia tattica di Callejon, sopperendo alle mancanze di Allan nella solitamente ermetica catena di destra. Un surplus l’apporto in fase di spinta, quando può, quando deve, lo fa con costrutto e qualità.

Marek Hamsik ritrova la rete in terra orobica, mancava dal 23 agosto, un’eternità per chi in maglia partenopea vanta uno score d’eccezione per un centrocampista: 93 reti in 379 presenze. Patisce il ritmo avversario, come tutti i compagni in mediana nella prima frazione di gara, riuscendo di rado ad affondare negli spazi, come prerogative e stimmate dello slovacco imporrebbero. Nella ripresa muta però il proprio spartito, giostra sempre più spesso da regista aggiunto. Dà il la a ripartenze e fraseggio, a dispetto di un Jorginho non sempre impeccabile, e mette il suo timbro indelebile sull’incontro. Vantaggio col brivido dal dischetto, ne sbaglierà un altro a risultato acquisito, e lob con i tempi giusti ad imbeccare Gonzalo Higuain per il terzo goal che cala il sipario sull’incontro. E’ l’argentino di Brest il migliore in campo della sfida dell’Atleti Azzurri d’Italia. Anche per il numero nove azzurro, così come per il capitano, il primo tempo non è all’altezza del suo valore, delle sue qualità. Spreca tre occasioni limpide, sbaglia appoggi semplici, talvolta impreciso persino nel gestire il pallone. La carica, però, risuona fortissima nella ripresa. Un rigore procurato infilandosi insidioso tra le maglie avversarie, un goal, di testa, il primo stagionale, da centravanti vero ed una sgroppata, incontenibile a chiudere i giochi. Raggiunti i 51 goal in Serie A, 16 nel campionato in corso, 18 in stagione compresi i due in Europa. Uomo in più, trascinatore indiscusso, fuoriclasse giunto alla definitiva, e deflagrante, maturazione. Sarri se lo coccola, così come tutto il popolo partenopea, con un Pipita così, porsi dei limiti sarebbe la vera, unica, bestemmia.

Edoardo Brancaccio

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