Mascherano e Janmaat, quando al Napoli sfuggono occasioni d’oro

Non è stata una sfida di certo entusiasmante  la seconda semifinale di Brasile 2014. Argentina e Olanda hanno espresso nel rettangolo di gioco tutte le tensioni che una sfida del genere porta in dote. Due squadre tese, contratte, per nulla sciolte e propositive. Il risultato è stato eloquente, una sfida bloccata che aveva un unico epilogo possibile, la lotteria dei calci di rigore. Stavolta a farla da padrone non è stato il mago Van Gaal con le sue machiavelliche sostituzioni, il mattatore è stato il Chiquito Sergio Romero, che ha ipnotizzato prima Vlaar e poi Sneijder trascinando l’albiceleste in finale.

Rimpianti – In un’ottica squisitamente partenopea questa semifinale ha rappresentato altro. Orgoglio nel vedere come Gonzalo Higuain, puntero del Napoli e della Seleccìon, fosse tra i pochi a provarci. Momenti di amarcord nel rimirare le sgroppate di Ezequiel Lavezzi, ma anche un pizzico d’amaro in bocca. Un retrogusto che porta i nomi di Javier Mascherano e Daryl Janmaat, fra i primi tormentoni di questa lunga estate di mercato, obiettivi già sfumati. Mediano monumentale El Jefecito, 120 minuti a randellare e guidare la propria squadra con caparbietà e qualità. Nell’intervento a tempo ormai scaduto con cui stoppa un certo Arjen Robben a un metro dalla porta, regalando i supplementari all’Argentina c’è tutto il Mondiale del centrocampista che Rafa Benitez avrebbe portato a Napoli a tutti i costi. Personalità, grinta, duttilità, intelligenza tattica comune a pochi atleti nel panorama internazionale. Un top player a tutti gli effetti, di quelli che avrebbero esponenzialmente incrementato il livello della rosa azzurra. Purtroppo quando di mezzo c’è il Barcellona ubi maior minor cessat, dinanzi ad un cospicuo rinnovo e garanzie di titolarità Mascherano ha chiuso le porte a qualsiasi alternativa, compresa la possibilità di un’esperienza partenopea lavorando al fianco del suo maestro dai tempi di Anfield Road. Peccato, come un peccato è stato veder svanire il sentiero che portava a Janmaat, entrato ad inizio ripresa per Martins Indi, il terzino del Feyenoord che tanto piace a Van Gaal ha mostrato per l’ennesima volta tutto il suo valore. Terzino nel vero senso del termine, bravo in qualsiasi contesto tattico, dal classico schieramento a 4 alla variabile a 5 che il prossimo allenatore del Manchester Utd ha sperimentato in vista di questi Mondiali brasiliani, polivalente, impiegabile sia a destra che a sinistra, Janmaat ha tutte le qualità che si richiedono in un ruolo che di questi tempi non vanta grandissimi esponenti, specialmente in prospettiva. Mentre a Roma e Torino si accasano giocatori d’esperienza, ma stagionati, come Cole ed Evrà, vedere uno dei migliori prospetti nel ruolo approdare a Napoli avrebbe rappresentato un gran bel segnale. Purtroppo i tentennamenti causati dalla necessità di sfoltire la rosa non hanno permesso alla dirigenza azzurra di cogliere l’attimo, e l’olandese con ogni probabilità sbarcherà in Premier League, dove vanta un nugolo spietato di pretendenti.

Luglio è appena iniziato e già qualche rimorso sembra aver caratterizzato questa sessione estiva di mercato, ma l’affiatato duo Bigon-Benitez merita fiducia, dopo quanto fatto la scorsa stagione ogni critica sarebbe prematura. Non resta che attendere in riva al fiume, aspettando innesti che davvero garantiscano un miglioramento di spessore, proprio quello che Mascherano e Janmaat avrebbero garantito.

 

Edoardo Brancaccio

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