Il ritorno di Reja: l’eroe silenzioso della scalata partenopea

Molto spesso, si dice, che a Napoli, sponda calcistica, non si è riconoscenti e questo, semplicemente, perché è una città passionale, che ama troppo e che se viene tradita, non perdona. Basti vedere gli ultimi addii di Edinson Cavani e Walter Mazzarri. Due campioni, ognuno nel loro campo, che hanno fatto la fortuna del Napoli, che hanno fatto gioire i Napoletani ma che, ad oggi, hanno lasciato un po’ di amaro in bocca a tutti coloro che hanno l’azzurro nel cuore.

CHI AMA NON DIMENTICA – Ma c’è anche chi Napoli non dimentica ed ama.

Perchè c’è chi il Napoli l’ha preso quando non era praticamente nulla, l’ha modellato, lo ha cresciuto come se fosse un figlio. Ha resistito alle critiche, ha gioito con la gente per traguardi che avevano il sapore di una liberazione. C’è chi ha fatto tutto questo ed è andato via in silenzio senza scene di isterismo, ma con eleganza, serietà ed amore. Come un mediano “che ha dato troppo e quindi deve fare posto”, direbbe Ligabue. In poche parole c’è Edy Reja.

Il tecnico goriziano che prese un Napoli allo sbando, in Serie C e lo riuscì a portare prima in finale play off, poi in Serie B, poi in Serie A, poi in Europa. Una scalata incredibile, una scalata difficile, anche se a volte sottovalutata, ma che lo ha fatto entrare nei cuori di ogni napoletano. Tutti, nessuno escluso.

Perché chi ha vissuto quei momenti, quelle partite, quelle domeniche maledette giocate nel fango di campetti dei paesi più disparati, sa che Edy Reja è stato il protagonista della rinascita del Napoli. La rinascita di una società che è stata voluta fortemente da un tecnico all’apparenza serioso ma che è riuscito a capire cosa c’era, e cose c’è ancora, nel cuore della gente di Napoli.

IL RITORNO – Non è la prima volta che l’eroe della scalata torna nel suo San Paolo, la prima volta, da avversario con la Lazio, perse per 4-3, ma prima della partita, prima della battaglia, tutto la gente che affollava il catino di Fuorigrotta era in piedi per applaudirlo. Lui raccolse i fiori che la curva gli donò e scoppiò in lacrime. Ed allora Napoli ha capito che quello era più di un allenatore: era il padre del nuovo sogno azzurro. Colui che ha generato il Napoli di Mazzarri e poi quello di Benitez.

E, dunque, domenica, sarà ancora Napoli contro Edy Reja ma solo per 90 minuti. Perché poi, Napoli ed Edy Reja si guarderanno, ancora una volta, con gli occhi lucidi e con la consapevolezza di chi sa di aver fatto il massimo. Ed il massimo, questa volta, come troppo poche volte accade, è bastato.

Raffaele Cozzolino

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