Dal Rosenborg all’Eredivisie, tanta qualità e vizio del gol. Tutto su Henriksen, il talento norvegese che ha stregato Giuntoli

Tra presente, entusiasmante, e futuro, una linea sottile a dividere il lavoro su due fronti della dirigenza partenopea. Necessari due colpi subitanei, immediati, al fine di integrare la rosa del gruppo Campione d’inverno, capace di macinare record in campionato ed in Europa, ma la prospettiva, la programmazione lungimirante, non va mai accantonata. Riflettori fiondati sull’Eredivisie, da sempre patria di talenti a prezzi contenuti, affari in grado di far saltare il banco, solleticare spunti ed inventiva dello scouting dai maggiori club europei. Puntuale, su questa lunghezza d’onda, il lavoro del diesse azzurro Cristiano Giuntoli, che dall’Az Alkmaar ha bloccato per la prossima stagione Markus Henriksen, capacità di calcio precisa e sapienza a metà campo classe 1992 da Trondheim, per una cifra vicina ai 5 mln di euro.

Fisico e duttilità. Peso e centimetri – 187 cm d’altezza – a sostenere doti innate da centrocampista completo ed elegante. In grado di spaziare a metà campo dal ruolo di mezzala a quello di trequartista, Henrkisen è un profilo che ormai da anni staziona con continuità sul taccuino degli osservatori di tutta Europa. Un motivo su tutti, una duttilità nella zona nevralgica del campo non comune. Incursore atipico, dispone di una visione di gioco periferica abbinata a una buona lettura di tempi e movimenti in fase di non possesso, spina nel fianco quando c’è da mettere in campo passo e pressing sul portatore avversario. Qualità che abbinate all’importante struttura fisica ne fanno un interprete tra i più interessanti nel ruolo. Il goal, un vizio da sempre celato sotto le lunghe leve del ventitreenne novergese, un capitolo a parte, che sia innescando il suo destro dalla distanza o con precisi tempi d’inserimento la battuta a rete è elemento imprescindibile del suo intendere calcio. Destro al vetriolo e mancino insidioso, Henrkisen è in grado di svariare con uguale costrutto in entrambi i lati della zona nevralgica del campo. La fase difensiva l’unico cruccio, la stoffa non manca, ma un ulteriore step, una crescita capillare in questo fondamentale lo isserebbe con decisione tra le più alte sfere del calcio che conta.

Dal Rosenborg all’Eredivisie. Nato il 25 luglio del 1992 aTrondehim, dopo l’esperienza nelle giovanili del Trond l’approdo al Rosenborg, club principe della sua città, il più prestigioso di Norvegia. L’esordio in prima squadra nel settembre 2009, a diciassette anni appena compiuti come prologo di un percorso vertiginoso: il 2010 l’anno di grazia con 14 goal tra Tippeligaen e coppe, protagonista indiscusso dell’ultimo titolo nazionale dei bianconeri prima del successo di questa stagione. Un’avventura scandita a note chiarissime da 23 reti e 17 assist in tre anni, guadagnando gradualmente uno spazio di primo piano in Nazionale, dove ha esordito nell’ottobre del 2010 contro la Croazia. Nell’agosto del 2012, appena ventenne, l’occasione per il cambio di passo destinazione Az Alkmaar per 2 mln di euro. Quattro stagioni in un limbo proficuo, dispensando reti e inviti per i compagni. Venticinque realizzazioni e quattordici assist, l’esplosione fragorosa nella stagione in corso, dove al giro di boa ha già messo a referto 13 goal e 5 passaggi decisivi per i compagni. Due le marcature a fronte di ventiquattro presenze con la Nazionale del suo Paese, dove rappresenta ormai un perno negli equilibri del cittì Høgmo, l’ultima – inutile ai fini della qualificazione – contro l’Ungheria nei Playoff per l’accesso ad Euro 2016. Una crescita progressiva e graduale, con qualità da coltivare e limiti da smussare al cospetto di campionati – ed avversari – sempre più competitivi. Un talento pronto a spiccare il salto verso lidi dorati, con le pendici del Vesuvio placide ad attenderlo.

Edoardo Brancaccio

 

 

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