A volte sì, a volte no: gli unici ritoccabili

Il Napoli di Luciano Spalletti viaggia a ritmi spediti verso lo storico Scudetto. Inutile nascondersi e nasconderlo: 50 punti su 57 disponibili nel girone d’andata significa sapore d’impresa. Impresa per la rivoluzione del mercato estivo, impresa per le concorrenti agguerrite, certamente più ricche e meglio organizzate nella rosa. Almeno sulla carta.

Ma il Napoli ha trasformato in verità assoluta la massima “i soldi non fanno la felicità”. Sono andati via i campioni di un tempo e sono arrivati dei giovani con tanta fame e voglia di vincere. Ma chi è rimasto, anche meno giovane, ha ritrovato verve e vitalità dopo aver accantonato nel ripostiglio un progetto invecchiato – certamente bene – e terminato.

Il Napoli di Luciano Spalletti è cambiato: ora è consapevole e pronto a vincere. Checché se ne dica e si parli di campionato ancora lungo, di troppe giornate da giocare, di pericoli imminenti di frane umorali, la verità è che il Napoli è primo a +12 (potenziale +9) e ha messo le mani sullo Scudetto. E la crescita degli azzurri è avvenuta negli uomini in campo.

Napoli Politano
Napoli Politano (Getty Images)

Ma non in tutti. Dieci/undicesimi possono sempre fare la differenza. Quando appare la schermata della formazione titolare ogni spettatore si guarda indietro – da agosto a oggi – e sceglie un calciatore decisivo per quella partita. Raramente vengono scelti Matteo Politano e Hirving Lozano.

Lo stesso Spalletti sembra confuso quando deve scegliere la formazione: caratteristiche troppo diverse e qualità estremamente differenti. Ma poche volte fanno la differenza. È questa l’amara verità. E a parlare sono i numeri. Per Matteo Politano, mancino naturale e qualitativamente tra i migliori della rosa, solo 4 gol e 3 assist in 24 presenze stagionali. Certamente utile anche per lo sviluppo del gioco azzurro e in fase difensiva, è diventato determinante in alcune partite importanti – vedi all’Olimpico contro la Roma con l’assist a Osimhen e a San Siro contro il Milan con il rigore che sblocca la gara – ma non lo è con continuità.

Hirving Lozano
Hirving Lozano (Getty Images)

Spesso limitato dal suo sinistro, prova ad incidere sempre allo stesso modo ma non sempre si riesce a determinare forzando sulla stessa giocata. Ed è ciò che va imputato anche a Hirving Lozano. Il messicano, costato più di 40 milioni di cartellino e con un ingaggio molto pesante, ha gli stessi numeri, gli stessi spunti positivi e gli stessi limiti di Politano. Solo 4 gol e 3 assist anche per El Chucky, in 23 presenze stagionali. Destro che gioca a destra, molto più “attaccante” di Politano ma ugualmente generoso nei ripiegamenti difensivi.

L’ex PSV Eindhoven non sta trovando gli spunti adatti per essere decisivo. Spesso costretto all’uno contro uno nello stretto, si vede bloccare le sue qualità migliori: la corsa in campo aperto e il killer instinct sotto porta. Doti che avevano fatto innamorare Carlo Ancelotti ma che a Napoli – in questo Napoli – diventano un forte limite.

Troppe ombre e poche luci, per entrambi. E risulta evidente – ad oggi – che l’unico reparto ritoccabile è proprio la trequarti di destra. Eventuali cessioni dei due, o di uno dei due (e Lozano sembra il destinato all’addio a fine anno) saranno un “toccasana” per il Napoli che intende costruire Spalletti.

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