Quando mio padre ha pianto per Diego Maradona

Mio padre ha saputo della morte di Diego Maradona mentre era a lavoro. Non ha letto subito la notizia, ha prima finito il suo turno di lavoro. Mi ha messaggiato e poi chiamata, dicendomi, con un groppo in gola: “Diego mi ha fatto passare dei momenti indimenticabili, e se solo penso alla sua morte, sto male. Mi svegliavo presto la mattina e con gli amici mangiavamo una pizza fritta “a ruota di carretta” nei quartieri popolari di Napoli, sedendoci al tavolo. Poi ci recavamo fuori allo stadio alle 11 per prendere i posti migliori in curva, anche se le partite iniziavano alle 15.”

Diego è stato più di un idolo per tutti i tifosi napoletani. Anche chi non amava il calcio, come mia madre, guardava le partite degli azzurri pur di vedere le magie del Dios. E con la conquista del primo Scudetto scese in piazza a festeggiare, portando la bandiera in alto in corsa sui motorini.

Mio padre è riuscito a trasmettermi l’amore per Diego, raccontandomi tutta la sua storia in terra partenopea.

L’arrivo di Diego a Napoli – racconta – è stata una festa. Nonostante avesse 12 anni ricorda lucidamente come nei quartieri i tifosi si radunarono in strada per parlare di questo grande acquisto: erano consapevoli che, con quell’uomo lì, si poteva vincere finalmente qualcosa, e non solo a livello calcistico. Napoli con lui poteva conquistare la dignità e l’onore che, con lavoro e dedizione, non era mai riuscita a ottenere.

La presentazione di Diego Maradona allo Stadio San Paolo

La sua presentazione, dopo una trattativa estenuante, è avvenuta in quello che sarà il suo tempio, lo Stadio San Paolo, il 5 luglio 1984 alle ore 18:30. Cameraman e fotografi inquadrarono quello “scugnizzo” riccioluto di 24 anni mentre saliva le scale dello stadio, osservato da più di 50000 persone che pagarono un prezzo simbolico di 2000 lire per vederlo solo palleggiare.

Dio giunse in terra sacra.

diego maradona punizione juventus

Ogni partita era entusiasmante, sia in casa che in trasferta. Gli ho chiesto di raccontarmi le due partite vissute sul campo che più lo hanno emozionato. La prima che ricorda è quella vinta 1-0 contro la Juve in casa nella stagione 1985/1986. Come di consuetudine guardò le gesta di Diego in curva, che marcò il cartellino con una punizione entrata nella storia. Anche Tacconi, che subì il goal, disse di sentirsi parte di un’opera d’arte.

L’apoteosi del calcio.

Ricorda anche l’odissea vissuta per vedere la trasferta del Napoli a Cesena. Dopo cena salì su uno di quei pullman organizzati dai capi ultrà che in un viaggio di 8 ore lo fece giungere a destinazione. Diego Maradona non segnò, ma il Napoli vinse 1 a 0 con un rigore sbagliato in zona Cesarini dagli avversari. Sotto una pioggia scrosciante, gli abbracci di gioia con i tifosi che sedevano al suo fianco di certo non mancarono.

Mio padre aveva tanto altro da raccontare, ma ho dovuto fermarlo perché ho visto l’emozione nei suoi occhi, come nel quadro de Le lacrime di Freya.

El Pibe de Oro ha dato tanto a Napoli e ai napoletani: certo, ha regalato due Scudetti, una Coppa Italia, una Coppa UEFA ed una Supercoppa Italiana, ma anche emozioni, senso di rivalsa e ricchezza d’animo.

Diego Maradona

Diego sarà anche morto, ma Maradona resta, e resterà per sempre. Che possa la sua tomba, come direbbe Ugo Foscolo, essere l’esempio ai vivi di spingerli a compiere gesta e opere grandiose, e l’elemento di corrispondenza di “amorosi sensi” tra il vivo e il morto, facendoli dialogare tra loro.

AD10S, Diego.

Per mio padre, con mio padre, che mi ha fatto amare Diego.

Erika Merolla

Home » Ultim'ora sul Calcio Napoli, le news » Quando mio padre ha pianto per Diego Maradona

Impostazioni privacy