Qual è il vero Napoli?

Il campionato 2020/21 del Napoli comincia al meglio, con una vittoria. Gli azzurri si sono imposti per 0-2 al Tardini di Parma, un campo da sempre ostico che però oggi è stato espugnato dai ragazzi di mister Gattuso. Mertens al 63′ e Insigne quattordici minuti più tardi regalano i tre punti agli azzurri; ma la questione è molto più complessa.

Se si volesse descrivere il lunch match parmense vissuto dai partenopei attraverso una trasposizione cinematografica, la più calzante sarebbe “Döppelganger”. Il lungometraggio di Nesher è permeato costantemente dal dualismo della protagonista: quasi sempre è timida e introversa, a volte però sembra in preda a una collera irrefrenabile.

Infatti la partita ha visto scendere in campo “due Napoli”: il primo statico, sterile, poco incisivo; il secondo fatto di pura esplosività, pericolosità, pressing e ritmo. La chiave di volta è stata il minuto 60, quando è sceso in campo l’indiziato numero 1, Victor Osimhen.

Il nigeriano ha letteralmente spaccato in due l’incolpevole difesa crociata. Gli sono bastati 120 secondi per incidere sul match: cross dalla destra, sponda ed assist del neo numero 9 e gol di Ciro Mertens. Gol numero 126 con la maglia azzurra. Mostruoso. Da lì in poi Osimhen ha avuto uno strapotere forse inaspettato. Scatti impressionanti di 40 metri in profondità, sponde per i compagni, intesa (quasi) perfetta con il belga e con il capitano, continui tentativi di andare in rete. Devastante. Victor è la punta vera che mancava al Napoli, capace di dialogare con i compagni, attaccare la profondità, fare a sportellate con i difensori e creare spazi per i compagni di reparto, indiscutibilmente avvantaggiati dal suo lavoro.

I complimenti vanno fatti anche, e soprattutto, a mister Gattuso. Il calabrese ha saputo leggere la partita in maniera impeccabile, e ha spostato l’inerzia in favore dei suoi con un cambio inaspettato, azzardato, ma oggettivamente giusto. Fuori Diego Demme, l’unico centrocampista con attitudini difensive, e dentro Osimhen. Cambio modulo, ecco il tanto discusso 4-2-3-1, e per giunta con Zielinski e Fabiàn a fare da diga davanti alla difesa. Ben quattro attaccanti (Insigne, Lozano, Mertens, Osimhen) e due centrocampisti offensivi; risultato? Estro, magia, incisività.

Qualità, queste, messe in campo da una delle più piacevoli sorprese di questo esordio: Hirving Lozano. Anche il messicano è protagonista della rivisitazione di Gattuso del film di Nesher. Il numero 11 è stato spumeggiante lungo tutto l’arco della partita, saltando quasi sempre Pezzella, portando all’ammonizione quest’ultimo e Bruno Alves, creando scompiglio e superiorità numerica sulla fascia che è stata di Callejòn. Il gol di Insigne, tap in a porta vuota, nasce grazie al recupero palla di Lozano sulla trequarti, lo scatto incontenibile, e il tiro in porta respinto, inutilmente, da Sepe. Si spera che questo sia l’inizio della rinascita di un talento sfortunato, colpevole di essere approdato all’ombra del Vesuvio nel momento sbagliato, ma che merita senza ombra di dubbio una seconda chance.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Resta lo spettro di un primo tempo oggettivamente sottotono, parco di idee, al di sotto delle aspettative. Il rischio di scendere in campo contro le big con lo sfacciato 4-2-3-1 è alto, ché non è facile restare in equilibrio con una trazione tanto offensiva. Allo stesso tempo, non ci si può affidare esclusivamente alla presenza simultanea dei quattro attaccanti per essere pericolosi in zona-gol.

Ma chi ben comincia è a metà dell’opera, e il Napoli ha iniziato, aldilà di tutto, nel migliore dei modi: con quello che conta, i tre punti.

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