Insigne, l’ultimo step: prendersi la nazionale

Le gesta dei 10 azzurri sono state narrate negli epinici più gloriosi della storia calcistica. Il pallone in Italia non è mai stata materia banale. E le gesta no, non si limitano ai numeri 10. C’è una tradizione elevatissima di 1, di 5, di 9. E chi più ne ha più ne metta. D’altronde quattro campionati del mondo non si vincono per puro caso. La Nazionale Italiana è storia. Quella da annales, da pagine ingiallite da guardare con un po’ di nostalgia. O  di indifferenza, secondo un’altra corrente di pensiero napoletana. Però Lorenzo Insigne, anche lui napoletano, alla nazionale tiene. E lo mostra spesso con le parole.

Veste – toh! – il numero dieci, quello dei fantasisti. Quello di chi, quando le cose girano per il verso sbagliato, toglie le castagne dal fuoco. Ma quello di chi, quando non vi riesce, finisce nel turbinio di critiche del giorno dopo. Lorenzo, dopo le ultime deludenti uscite della nazionale, è finito con ferocia nell’occhio di un ciclone mediatico che lo dipinge indegno di quella maglia. Ma Lorenzo – e questi sono fatti – il suo mestiere lo sa fare. E anche bene. Talmente bene che ha già segnato 7 reti in stagione, alcune pesantissime, come quella al Liverpool. Sotto porta è diventato letale, ha abbinato la concretezza all’estro.

E ora, dopo la luce dei complimenti mediatici e della consacrazione, ha un ultimo step da compiere per diventare uno dei migliori: prendersi la nazionale, trascinarla verso giorni migliori. Ne ha le qualità, gli sono mancate forse alcune attitudini mentali. Il carisma da leader, probabilmente. Quello che invece sembra aver acquisito in questo avvio di stagione. 7 goal, un biglietto da visita per garantirgli la titolarità contro Ucraina e Polonia.

Ma c’è da andare oltre: è che la Nations League è iniziata male, dopo l’esclusione dal Mondiale. L’Italia fatica a risalire dal baratro in cui è sprofondata, continua a crollare nella scalata. Insigne è chiamato a dare di più. Come gli altri, sia chiaro. Ma lui ha la dieci, deve andare oltre. Andare oltre. Finora, con la nazionale, gli è riuscito a tratti. Nel 2013 segnò una perla all’esordio, contro l’Argentina. Qualche altra prodezza, sì, ma spesso si è eclissato nei momenti decisivi, in quelli dove il fuoriclasse ha da emergere a tutti i costi. Ora, l’ultimo passo per consacrarsi: la nazionale. Prendersela, trascinarla, mettere tutti d’accordo. Poi – di Lorenzo Insigne – si potrà dire solo bene.

Vittorio Perrone

 

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