Andiamo a prenderlo

E adesso lo andiamo a prendere. 

L’ha pensato un tifoso del Napoli. O forse due, tre, quattro. O anche milioni. L’ha pensato chi neppure ci credeva, chi vedeva la missione come velleitaria. L’ha pensato chi aveva visto un Napoli gagliardo, davvero gagliardo. Eppure incapace di vincere, perché anche se dai il massimo a Torino non è detto che riesca a portare a casa il risultato.

L’han pensato tutti. Koulibaly l’ha pensato un secondo prima di tutto. Ha pensato di mettersi in proprio, di toccare il cielo con un balzo olimpionico. Lui l’ha capito prima di tutti, quando è partito il cross di Callejon. Sì, lo vado a prendere.

Neppure gli epinici più gloriosi potrebbero raccontare degnamente Juventus-Napoli. Catalizzare l’emozioni e razionalizzarle, per poi metterle su carta, è impresa ardua. Però parlano, le emozioni. Rivelano i sentimenti di una tifoseria che – pochi minuti dopo il fischio – s’è riversata in strada per festeggiare. È puro amore. Di chi s’aspettava una prestazione maiuscola, di chi è stato ripagato con un’impresa gloriosa.

Il preludio alla partita era stato troppo bello. Sì, forse solo così poteva andare: ma in fondo chi se lo aspettava? Era finita, era stato scritto un pareggino da cui la Juve avrebbe tratto giovamento. No, dovranno soffrire: lo Scudetto si decide all’ultimo. Fino alla fine, fino all’ultima goccia di sudore.

Stasera, però, vince Napoli.

E festeggia. Magari fino all’alba, noncurante di chi s’appresta a giudicare: “Non avete vinto niente”.

No, non ancora.

Ma stiamo andando a prenderlo.

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