“La tutela del giovane calciatore”, De Nicola lancia l’allarme: “La prevenzione deve fare di più, quando muore un atleta ogni medico si sente in colpa”

A poco più di un mese di distanza, la tragedia che ha colto Davide Astori e la Fiorentina ancora rimbomba. Il clamore mediatico fortissimo, il carico emotivo duro da tollerare hanno amplificato una vicenda che ha portato strascichi anche nel mondo della medicina. È anche per questo che a Torre Annunziata, nella giornata di mercoledì, s’è tenuto un dibattito in merito.

Il convegno “La tutela del giovane calciatore” è stato organizzato dal procuratore sportivo Fabio Ariano e ha annoverato, tra i suoi ospiti, la presenza di Alfonso De Nicola, medico sociale del Napoli. In un momento di forte commozione, De Nicola ha preso la parola: “Non conosco tutte le vicende intorno alla morte di Astori, ma mi ha colpito molto. Bisogna fare di più dal punto della prevenzione. La priorità dei medici deve essere quella di prevenire le malattie mortali, non tanto gli infortuni. È meglio per un calciatore rientrare due-tre mesi più tardi, piuttosto che perdere la vita”. 

Casi simili sono quelli (celebri) di Morosini, che nel 2012 si accasciò al suolo in un Pescara-Livorno e perse la vita pochi attimi dopo, e di Muamba, che pochi mesi prima aveva accusato lo stesso problema in Tottenham-Bolton. Quest’ultimo, però, è riuscito a sopravvivere, appendendo le scarpette al chiodo dopo qualche tempo. Molti calciatori però sono stati vittime di tragedie di questo tipo tra giovanili e categorie inferiori, dove i controlli sono meno rigidi.

La prevenzione, dunque, diventa importantissima. E, secondo De Nicola, può fare di più: Quando muore un atleta tutti i medici si sentono responsabili, perché evidentemente la prevenzione poteva fare di più. All’estero i calciatori si muniscono di un’auto-certificazione, quindi questi eventi sono più frequenti”. 

Il medico del Napoli ha lanciato un allarme: sarà raccolto da chi di dovere?

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