De Robertis (SI): “Il Napoli ha un’ottima rosa. Due innesti per non porsi limiti, bisogna evitare gli errori di Bologna. I meriti di Mancini sono totali, dal mercato alla gestione del gruppo. E su Juve e Roma…”

Un anno foriero di emozioni e qualche cambiamento, con in dote la Serie A più aperta degli ultimi anni. Un 2015 ai saluti che vedrà il suo epilogo nel turno – in giornata unica ad eccezione di un anticipo, una rarità di questi tempi – del 20 dicembre.

Sipario chiuso, o quasi in attesa degli ultimi responsi, sugli ottavi di finale di Coppa Italia, con uno storico Spezia-Alessandria ai quarti ed un risultato altrettanto da annali del Carpi al Franchi. Entusiasmo che si contrappone, come lo ying allo yang, alla crisi nera che ormai avvinghia ogni meandro in casa Roma. La risalita, a tratti incontenibile, della Juventus di Allegri che lancia segnali, poco celati, ad un Inter capolista con merito, quattro punti il divario costruito sulle seconde, sei sui bianconeri terzi dopo la vittoria contro la Fiorentina. Una “superpotenza” come definita da Maurizio Sarri, che con il suo Napoli prosegue un percorso ambizioso, in ogni competizione, pronto a scrollarsi, nel sempre arduo Atleti Azzurri d’Italia, le avvisaglie di un calo destatosi, esclusivamente, in campionato. L’attesa – parola del tecnico nel dopo gara della sfida contro il Verona – di un segnale che attesti la volontà della società di alzare, nuovamente, la paradigmatica asticella. Temi a profusione, affrontati con il collega di SpazioInterDanilo De Robertis, contattato dalla nostra redazione. 

Una Coppa Italia finalmente ricca di sorprese, dove solo tre big hanno risposto presente. Non sono mancati risultati clamorosi…

Sicuramente fa piacere vedere una Coppa Italia così equilibrata, quasi sul modello inglese. C’è stupore per risultati simili in Italia ma all’estero accadono con maggiore frequenza. Vedere prestazioni simili che permettono a certe squadre di vincere all’Olimpico e al Franchi sono indubbiamente gradite a chi ama il calcio. Napoli, Inter e Juve, in gare da non sottovalutare hanno dato dimostrazione della propria forza vincendo in maniera convincente più che agevole, anche perché le contendenti hanno dato il massimo cercando di impensierire le dirette avversarie. E’ sicuramente bello vedere una Coppa Italia valorizzata.

Tema particolarmente dibattuto riguarda il formato della competizione, lo condividi? Non sarebbe preferibile valorizzare le “piccole”, invertendo l’ordine delle gare casalinghe e coinvolgendo le big fin dai primi turni, sulla scia delle coppe nazionali inglesi?

Il modello inglese è sicuramente un parametro di riferimento, dove si riesce a garantire atmosfere degne della Premier League, in questo senso l’Italia dovrebbe prendere come riferimento il calcio d’oltre Manica. Un discorso che va rapportato anche alla visibilità da un punto di vista televisivo, ci sono leggeri miglioramenti ma la strada è ancora lunga in un percorso che intenda valorizzare quella che è la coppa Nazionale, degna quindi di valore e considerazione.

A Trigoria il clima è a dir poco plumbeo, figlio di risultati nettamente inferiori alle aspettative stagionali. Responsabilità esclusiva di Garcia o molto va imputato anche alla dirigenza?

Ogni momento di crisi contempla delle colpe condivise. Sarebbe indecoroso nei confronti del singolo allenatore additare tutte le colpe. Il tecnico può essere il collante tra dirigenza, poco presente, e squadra ma il discorso è generale. Penso che ci siano tante crepe che vanno poi ad amplificarsi in un ambiente legato ad una piazza che è da sempre umorale e finisce per trasmettere troppe pressioni. Quando il momento è negativo non va nulla per il verso giusto, basti vedere il passaggio del turno nella cornice dei fischi contro il Bate.

La Juventus dopo una falsa partenza pare ormai aver ingranato la quinta, una marcia che sembra difficilmente arginabile con Allegri in grado di ritrovare la quadra dei campioni in carica. Restano i favoriti per il titolo?

Alla luce degli ultimi risultati credo proprio di sì. Quel minimo ritardo rispetto alle contendenti, esiguo, può essere colmato grazie al momento attuale. La Juventus negli ultimi anni era un organico a tratti incontrastabile, quest’anno però anche nelle vittorie più larghe sembrava una squadra sì in crescita, ma per demeriti altrui. Riscontro un miglioramento evidente nel gruppo, legato alla necessità di amalgamare nuovi giocatori che a poco stanno prendendo piede, come Dybala, e stanno riuscendo a non far rimpiangere per nulla i suoi predecessori. Anche se dal punto di vista della personalità appaiono ancora difficilmente sostituibile. Vedo una Juve favorita, ma non incontrastata come in passato, data la concorrenza.

In vetta, però, c’è a pieno titolo l’Inter di Mancini. Difesa blindata ed ora anche i campioni in avanti sembrano aver trovato la rotta. Quanto c’è del tecnico in questa marcia a tratti persino sorprendente?

L’Inter è sicuramente da considerare una sorpresa importante, nelle passate gestioni i primi mesi erano sempre incoraggianti ma poi arrivavano, puntuali, debacle clamorose che facevano calare queste attese. Quest’anno nonostante le difficoltà la squadra è riuscita a mostrare una reazione concreta, anche di nervi, a sovvertire i risultati anche immeritati arrivati dopo una buona partenza. I meriti di Mancini sono totali, ha deciso di puntare su una rosa diametralmente rinnovata, una coppia di centrali solida e ben assortita come Miranda e Murillo, un ottimo portiere come Handanovic nonostante qualche errore, che giova proprio del rendimento dell’intera retroguardia. Il tecnico ha avuto la lucidità di puntare un calcio capace di portare immediatamente ad alti livelli, innesti molto fisici, giocatori come Felipe Melo che nonostante lo scetticismo iniziale si è dimostrato fondamentale soprattutto ad inizio stagione, convincendo i tifosi fin dal derby. Non dimentichiamo Kondogbia, sul quale c’è ancora molto da lavorare ma che avrà tempo di dimostrare le sue qualità. Brozovic inizialmente sembrava dimenticato da Mancini, con le prestazioni, anche partendo dalla panchina si sta dimostrando fondamentale, con l’aggiunta di numeri che fino a poco tempo fa erano completamente sopiti. In patria Brozovic viene additato tra i grandi dopo giocatori come Modric e Rakitic, un talento che farà molto parlare di sé in futuro. Senza dimenticare Biabiany giocatore dalla grande duttilità ed impegno e che ha pian piano convinto guadagnandosi la maglia da titolare e dimostrandosi decisivo. Grandi meriti al tecnico dunque anche nelle scelte di spogliatoio, come la fascia ad Icardi, che si sta dimostrando maturo e capace di sfruttare al meglio le occasioni garantite dall’allenatore.

L’ampiezza della rosa – in assenza di coppe – è probabilmente la vera arma in più del tecnico di Jesi. Tante alternative, di livello, in ogni reparto, con un‘efficace turnazione che ha esaltato molti interpreti. Eppure il tecnico continua con il low profile, strategia di comunicazione o c’è un fondo di verità?

Può esserci un fondo di verità, l’obiettivo resta il terzo posto, lo Scudetto potrà essere un obiettivo solo a marzo. Una scelta, quella del tecnico, sia per abbassare la pressione sui giocatori ma anche per stimolarli e chiamarli a sovvertire le opinioni del tecnico. Certo, dal punto di vista concreto, altre rose restano superiori a quella nerazzurra, è quindi anche giusto parlare di una corsa ampia per il titolo. Solo tra qualche mese le idee potranno essere più chiare. L’importante è tenere alto il morale per evitare cali di tensione.

Ricchezza di alternative che non è proprio all’ordine del giorno alle pendici del Vesuvio. Quattordici/quindici elementi di qualità, su cui Sarri pone totale affidamento e degli onesti comprimari a seguire. Anche l’allenatore, nella conferenza di ieri, si è espresso in merito in maniera velata. Dove, e come, dovrebbe intervenire la dirigenza azzurra nella sessione di mercato ormai alle porte?

Credo che i reparti in cui il Napoli è ben coperto siano la porta e l’attacco dove vi è una grande abbondanza, il miglior reparto del campionato sia per i valori dei giocatori che lo compongono, sia per la punta di diamante, Gonzalo Higuain, il miglior giocatore della Serie A. Il Napoli avrebbe bisogno di giocatori di livello e personalità, in difesa – sebbene Sarri abbia fatto un gran lavoro da questo punto di vista – anche se pensare di trovare giocatori di altissimo livello a gennaio non è facile. Più semplice puntare su un giovane di prospettiva, in grado di partire in sordina e crescere progressivamente. A centrocampo sono sorpreso dall’esclusione di Valdifiori, è però doveroso evidenziare la crescita di Jorginho, in mediana credo che un’alternativa sarebbe importante, un giocatore di qualità e di esperienza in grado di dare spessore alla manovra. Profilo interessante è sicuramente Allan, un giocatore alla Nainggolan, in grado di far tutto. Un paio di pedine di rilievo potrebbero modificare non poco l’equilibrio della rosa azzurra.

Il gruppo di Sarri ha raccolto applausi a scena aperta per il gioco espresso ed il percorso tracciato alle porte del nuovo anno, in campionato però il ruolino recita un punto nelle ultime due gare. Il Napoli può ancora puntare alla massima posta in palio, lo ritieni un competitor di valore in grado di tenere il passo fino alla fine?

Sicuramente, aldilà del blasone sono i giocatori che vanno in campo. Il Napoli ha una rosa che non ha nulla da invidiare alle big del campionato, sarà necessario riscontrare il tutto dai risultati, vedere come la squadra reagirà alle pressioni, a trovare le giuste motivazioni. Un presagio nella gara di Bologna, la prima da capolista, dove gli azzurri sono incappati in una sconfitta sorprendente. Sarà importante il lavoro di Sarri, dovrà stimolare, come detto per Mancini, motivare i suoi ragazzi e non porsi limiti concreti. Il Napoli ha la possibilità di lottare fino alla fine, la Juve, come detto, è favorita ma battibile. Sarà necessaria la maturità dei propri uomini, dei cardini della rosa come Hamsik, Higuain, Insigne, dare continuità ai risultati, sia nei momenti di esaltazione che di minore successo come quello attuale, dove il Napoli non ha comunque demeritato.

Il Monday Night del 30 novembre ha suscitato pareri discordanti, ritieni che quei fatidici venti minuti finali abbiano dato qualcosa all’Inter e tolto, di converso, qualcosa allo spirito del gruppo partenopeo?

Per quanto riguarda l’Inter quella sconfitta è stata indubbiamente importante, mai vista un’Inter così volitiva. Bravi ad attestare come sul campo più difficile d’Italia siano un gruppo comunque in grado di tutto, grazie a quel finale a dir poco epico. Credo che il Napoli solo nella gara di Bologna abbia patito gli strascichi di quella gara, con un Sarri furioso per quel finale e giocatori a tratti incerti nella gara in Emilia. Nulla invece nella gara contro la Roma dove il dominio è stato pressocché totale. Resta il merito al Napoli per quanto fatto nella sfida contro l’Inter, un risultato giusto, al netto del rimpianto nerazzurro per il tentativo estremo nel finale.

Edoardo Brancaccio

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