Quando un ideale vale più di un pallone. Grava tocca un filo scoperto: essere giovani a Napoli non è semplice

È un Gianluca Grava senza peli sulla lingua quello che si racconta a È azzurro (clicca qui per leggere l’intervista), il responsabile del settore giovanile partenopeo ha raccontato di come sia complicato fare calcio giovanile a Napoli e in Campania, e di come alcune notizie spesso vengano messo in giro dalle malelingue che non fanno altro che far male alla società e a molti ragazzi.

Per regolamento i ragazzi al di sotto dei 14 anni non possono essere tesserati fuori regione. Sapete molte scuole calcio che fanno? Non ce li danno. Preferiscono aspettare che un giocatore di 12, 13 anni ne faccia 14 sperando di ricavare di più. E cosa succede? Molto semplicemente, che il ragazzo perde due anni, magari si brucia. O magari finisce in qualche club di secondo, terzo piano. Ma quello che non sopporto è un’altra cosa ancora: spesso si parla anche male in giro del Napoli e davvero non ne capisco il motivo. Questo club ha sempre pagato tutti con puntualità, si è sempre comportato correttamente anche nelle trattative. Solo in Campania ragazzini di 12 anni hanno già un procuratore. Solo qui“. Parole dure quelle del’ex calciatore partenopeo, dalle quali si può percepire tutta l’amarezza di chi ogni giorno con mano tocca le difficoltà di una terra dove spesso la speculazione economica supera l’elemento primario di chi svolge calcio con ragazzi dalla tenera età: far diverte i giovani insegnandogli valori, rispetto ed educazione.

Dove non ci sono procuratori o avide scuole calcio spesso ci sono i genitori, o gli stessi giovani atleti che spesso si perdono perché si fanno offuscare dalla superbia: “Oggi si giocano tre partite con la Primavera, con gli Esordienti e ci si sente arrivati. Non è così. E dovrebbero capirlo anche i genitori“. Grava ha sudato, ha sgobbato, ha fatto la famosa gavetta prima di approdare al Napoli I giovani azzurri sono avvisati: senza faticare non arriveranno mai in prima squadra, parola di uno che ce l’ha fatta.

Altro fattore importante che si evince dall’intervista di Grava è di come l’educazione in casa Napoli venga al primo posto: “Rispetto, educazione e senso di appartenenza: queste sono le caratteristiche più importanti, quelle che ogni ragazzo del vivaio deve avere. Io, ad esempio, su certe cose non transigo. La scuola è fondamentale, non esiste futuro senza impegno e valori. Non è un caso che a Natale il Napoli abbia regalato kit scuola ai ragazzi del 2003 e 2004. Non salutare, poi, è una gravissima mancanza di rispetto. Oppure tenere i capelli fuori posto. Una volta ho dovuto sospendere dieci giocatori dei Giovanissimi Nazionali, era un’occasione importante come la Nike Cup“.

Nonostante le malelingue, le difficoltà di svolgere calcio a livello giovanile e le mancanti strutture, al Napoli si prova a fare di tutto per togliere i ragazzi dalla strada provando a regalare un futuro migliore, a prescindere dal calcio. Tutto merito della società e dei valori che questa impone attraverso i suoi dirigenti e i suoi tesserati.

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