Lo strano caso di Lorenzo Insigne, vittima sacrificale delle solite ed ingiustificate critiche distruttive

Non è un momento semplice per Lorenzo Insigne, questo è indubbio. Il limite tra ciò che è lecito fare o dire e ciò che invece assume le pieghe di un attacco gratuito ed ingiustificabile invece, è sempre più labile. Il tifoso, a differenza del cliente, infatti, non ha sempre ragione. Ne ha sicuramente quando pretende tanto da un giocatore che dovrebbe essere la bandiera della propria squadra e che invece, spesso, nei momenti cruciali, crolla emotivamente. Eh si, perché in fondo Lorenzinho è ancora un ragazzo, un ragazzo cresciuto troppo in fretta, diventato papà e rappresentante della squadra della propria città e della quale è da sempre tifoso, arrivata in un momento cruciale della sua storia. E’ un ragazzo dall’indiscusso talento, uno scugnizzo, ma come tanti ventenni di oggi, anche insicuro e fragile, in particolar modo in campo quando sotto pressione.

Ha una carriera davanti a sé ma ancora tanto da imparare e dimostrare. Il tempo è dalla sua parte, così come anche lo staff partenopeo che crede fermamente in lui. I tifosi però, almeno non tutti, non la pensano così e vogliono conferme immediate, prestazioni convincenti, gol, numeri da maestro, dimenticando quanto di ottimo fatto da lui, gli stessi visti nella finale di Coppa Italia il 3 maggio scorso contro la Fiorentina, insomma. La settimana scorsa proprio contro l’Athletic Bilbao Lorenzo ha deluso le aspettative, vittima poi di una bordata di fischi al momento della sostituzione e di una reazione poco diplomatica e troppo polemica. Anche qui, il tifoso può avere più o meno ragione. “Un proprio giocatore non si fischia mai” dice il credo ultras, ma quei fischi sono un monito d’amore, come un genitore che si aspetta dal figlio sempre di più e lo sprona a migliorare.

Da un concetto alquanto giusto però, si passa al torto marcio quando, a Capodichino, c’è chi Lorenzo lo insulta, lo intima ad andare via da Napoli, da quella città alla quale ha dato tanto e tanto ancora vuole dare. Critiche poco costruttive ed un attacco gratuito ad un ragazzo che non sta bene a non dare tutto se stesso ma che quella maglia partenopea ce l’ha cucita addosso, sulla pelle e nel cuore. Se è vero che il fine giustifica i mezzi, non è questo il caso. A volte, nei rapporti umani, per ottenere il massimo serve altro: comprensione, fiducia, pazienza, la stessa che gli sta dispensando Benitez ed il Napoli. I fischi, le accuse, gli attacchi non fanno altro che spazientire. Ed il Napoli non può permettersi di perdere un altro suo figlio, uno dei pochi rimasti ancora sotto l’ombra del Vesuvio.

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