L’editoriale di Alessia Bartiromo: “Il Napoli è speciale, c’è poco da fare”

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Pensavo al Napoli. Non una novità insomma, ci penso spesso se non sempre. Per lavoro, per passione, per necessità e per distrazione. E’ come ossigeno, un’esigenza fisica, come il battito cardiaco o quello delle palpebre. Il mio flusso di pensieri partenopei, inevitabilmente, oggi si focalizza in gran parte su uno scugnizzo, sotto i riflettori dopo la bellissima prestazione al “San Paolo” in maglia azzurra. Non quella del Napoli, bensì quella in forza alla Nazionale italiana. Una casacca ugualmente pesante e piena di responsabilità, ancor più negli ultimi anni dove, dopo il Mondiale vinto, le prestazioni sono andate calando, così come le vittorie.

Sin da piccolissima seguo la Nazionale ma, per forza di cose, ultimamente la mia passione sfrenata per “l’altro azzurro” è andata scemando. Non la sento più totalmente mia, la riconosco solo quando vi è qualche rappresentante dell’azzurro ufficiale, quello del Napoli. La classe ed il talento di Lorenzo Insigne non l’abbiamo certo scoperto contro l’Armenia nel suo, anzi nostro, stadio. E’ un indiscusso fuoriclasse del calcio italiano, fatto ormai di tanti stranieri e di pochi talenti nostrani che non hanno mai tempo di essere valorizzati a dovere. Ci sono per fortuna le eccezioni e Lorenzinho è una di quelle. E’ una vera goduria vederlo giocare, gli riesce facile l’impossibile: virtuosismi ed eurogol da cineteca a raffica, che non dispensa per conquistare applausi o per ottenere un bel voto in pagella ma perché è insito nella sua natura, è ciò che gli riesce meglio. Ce l’ha scritto nel Dna insomma, è un predestinato, sia per il calcio che per la maglia azzurra.

In molti spesso lo paragonano al Lavezzi di un tempo, per me è una bestemmia. Lorenzo è sinonimo di completezza umana e professionale, in tanti aspetti che risultavano lacunosi nell’argentino. Non è da tutti essere un fuoriclasse, giocare al meglio nella squadra dei sogni prendendo ogni gara come una missione da portare a termine al meglio per i tifosi, perché lui stesso ne fa parte e sa quanto sia brutto essere additati come perdenti, in una città che già riscontra mille difficoltà. A soli ventidue anni è padre, idolo, marito esemplare ma all’occorrenza anche scugnizzo, quello che fa impazzire il “San Paolo”. Ha la strada verso il successo spianata ed il club di De Laurentiis è la sua dimensione ideale e naturale. Bravo Lorenzo. Poi penso a quanto di ottimo fatto da Benitez fino ad ora…ad Higuain, Callejon, Reina, Mertens, Cannavaro, Maggio, Zuniga ed Armero, Pandev e poco a poco a tutta la rosa ed allo staff. Non basta un solo editoriale insomma, per enunciare le peculiarità di ognuno, panchina compresa. Il Napoli è speciale, c’è poco da fare.

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