Si scrive Cavani, si legge “Mostro”

Napoli - Dnipro

Una storia che inizia il 26 agosto 2010, un colpo di fulmine nella fredda Boras, un destro ad incrociare, sguardo e braccia alzati al cielo. Questa è la sintesi del Cavani eroe napoletano, viso e parole da angelo ma voglia e irruenza di un diavolo, in campo. Un diamante sgrezzato con maestria da Mazzarri, ed ora Napoli e il Napoli mostrano al mondo questo diamante al loro dito, segno di un matrimonio consumato sin da subito. Ora però i tifosi sperano che il matrimonio celebratosi in quella fredda serata in Svezia non finisca come il matrimonio di Edi con la (prossima) ex moglie Maria Soledad. Ma anche se tutto ciò dovesse finire, niente rimpianti. Perché tutto passa, ma quello che restano sono i gol. Ecco il suo ritratto dalle colonne del Corriere dello Sport.

Ventotto: perché non ci siano più dubbi, né faraoni, né Toto, né sudditi ma un solo re, solo un “Matador” in testa. E poi trentasette: sparsi tra l’Italia e il Mondo intero, avendo cominciato a Pechino e poi continuato ovunque, pure in Europa League, in qualsiasi coppa, contro qualsiasi avversario. E infine (infine?) centrotrè: in tre anni vissuti meravigliosamente, declamando calcio in versi.

Si scrive Cavani e poi si va a rileggere cos’è stato il suo “magistero”. Mille giorni (circa) di capolavori, un campionario di prodezze che non conoscono ostacoli, men che meno quel palo e quella traversa che gli si oppongono nella sua ora e mezza con il Siena e tentano disperatamente di “disarmarlo”, di renderlo umano, di lasciargli la sensazione amara di una domenica in bianco: “Sono qui per scrivere la storia“. Detto (in tempi non sospetti) e fatto: perché la seconda qualificazione in Champions League aiuta a sfogliare la bibliografia nella quale si staglia Sua Maestà Maradona e alle spalle del quale compare El Matador con il suo Napoli da mille e una notte, con le sue reti e le sue magie.

E’ arrivato a quota trenta, ma ora cos’altro gli resta da fare? La classifica cannonieri è sua, perché Di Natale è a sei gol di distanza ed El Shaarawy a distanza siderale: la soglia dei cento gol in Italia è stata largamente superata (accadde a Firenze, quasi una vita fa) e dopo ne è passato di Cavani sui campi di calcio italiani: siamo a centotré con il Napoli, a meno dodici da Maradona che lui – per quel che può – pensa di battere. Come sottolineato appena sette giorni fa: «Ce la farò l’anno prossimo». Chiunque può immaginare cosa gli piacerebbe ancora fare, con quei novanta minuti a disposizione: toccare la soglia dei trenta gol in un solo campionato è un desiderio, però l’avversario è di spessore autentico, e l’impresa non è facile. Lo induce a sperare un precedente: lui alla Roma ha già segnato una doppietta in casa sua, due stagioni fa. E pure in quella circostanza fu Champions.

Un mostro si nasconde in questo bomber che nell’ultimo triennio s’è superato, ha abbattuto qualsiasi barriera e si e trasformato in trascinatore, il centravanti moderno (ma soprattutto modello) che farebbe la fortuna di qualsiasi allenatore: lui segna, lui marca, lui suggerisce, lui ispira, lui illumina e poi si trasforma in leader, dialoga durante la partita (con il Siena) assieme per chiarirsi sui movimenti, e poi alla fine si ribella al destino si oppone alla resistenza dei legni e va a cogliere la traversa che intanto ha stoppato El Kaddouri per riprendersi ciò che prima gli era stato tolto. Si scrive Cavani, si legge “Mostro”.

 

 

 

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