Corbo: “Champions: traguardo lontano ma possibile”

Cancellati fischi, paura, crisi. Il Napoli trova il più cordiale sostegno dei tifosi, ma anche la complicità di un portiere che trasforma l’orgoglioso Novara in una comitiva di dimessi turisti. Non parla del suo ventesimo Cavani, ma del suo futuro. “La società sa quello che dovrà fare”. Un passo di addio? Mazzarri ha costruito sulle parole la partita dell’incubo. L’ha definita nel venerdì della psicosi la più difficile del suo triennio. Ma era la più facile, e si è capito subito. Non solo per la classifica: il Novara è aggrappato a una debole speranza, confida nelle eventuali sentenze per lo scandalo delle scommesse, non certo sulle sue capacità di recupero, essendo giustamente penultimo, solo 25 punti, oltre la metà del Napoli. Ma tre sconfitte filate, i due magri pareggi in 5 gare, critiche e perplessità per un gioco monotematico, hanno turbato Mazzarri spingendolo alla singolare richiesta di aiuto ai tifosi. “In questi momenti si vedono gli amici”, ha implorato. Esagerava? Visto l’inizio, no. Vista la partita, sì. Se le sconfitte dipendono da episodi, come si giustifica spesso il Napoli, decide il pacchiano errore di Fontana, portiere del Novara: un goffo rinvio di destro sull’innocente retropassaggio di Radovanovic, afferrato dall’intraprendente Dzemaili offre al libero Cavani il suo ventesimo gol in campionato. Comincia un’altra partita: il Napoli passa da una cieca pressione al dominio indiscusso, con gioco che finalmente filtra nelle maglie sdrucite del Novara. Il Napoli rivela nella vigilia i suoi timori, al punto di sostituire Lavezzi con Dzemaili, un fantasista aggressivo con un mediano. Molti speravano di vedere dall’inizio Vargas, magari anche il presidente che ha investito 11 milioni sul verde talento cileno, già una star nel suo paese, una promessa del calcio sudamericano. Vargas attende il finale, che strano destino, deve scommettere una carriera in pochi minuti. Non solo l’errore di Fontana ha eccitato il Napoli, liberandolo di strani complessi. La sosta gli consente il recupero di Maggio, l’esterno destro che tanto gli era mancato dalla infelice sfida di Londra con il Chelsea. La squadra non aveva trovato soluzioni alternative, inchiodata com’è al suo modulo. Con due esterni molto attivi, Maggio e Vargas bravo anche in fase passiva, il Napoli sopporta bene il sistema del Novara, a specchio con una difesa 3 in realtà a 5, un centrocampo modesto con Radovanovic centrale, tra Porcari a destra e Jenses a sinistra. Altri hanno avuto miglior fortuna con tattica speculare, non il Novara che tiene sempre bassi i difensori esterni Garganella e Gemiti. Affrontano da troppo lontano i dirimpettai Zuniga e Maggio. Il Napoli ha invece spazio, ma anche sufficiente freschezza per aggredire, recuperare palla e ripartire, esemplare lo scippo di Gargano su Mascara per dettare il raddoppio, il colpo di grazia vibrato da Cannavaro. Il Napoli ha patito l’assenza di Lavezzi all’inizio quando gli era difficile rompere gli argini del Novara. Ci si è messo Fontana. E dall’1-0 il Napoli si è gonfiato in un pressing poderoso: se Lavezzi fa saltare i congegni difensivi più cinici, quando è in forma, Dzemaili ha dato un contributo persino più intenso, portando palla con tempi giusti e vigore fisico, con riflessi immediati nella prova di Inler e Gargano, in altre gare logorati invece dall’inferiorità numerica a centrocampo. Ora Mazzarri ringrazi il pubblico. Non ha risparmiato cori, sostegno, applausi. Ma il Napoli non può archiviare in questa balzana stagione il progetto Champions. È solo una vittoria di transito, traguardo ancora lontano ma possibile. Eliminerà ogni dubbio all’enigmatico di Cavani. Vuole andar via proprio lui? Meglio chiarire subito.

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