Bufera calcioscommesse, coinvolte dodici società

Una bufera. È quella che nuovamente si abbatterà sul calcio italiano, ma con una violenza superiore a quella provocata dalla prima inchiesta sulle scommesse, aperta dieci mesi fa dalla Procura di Cremona, l’operazione «Last Bet» che vede come principali imputati due ex nazionali, Beppe Signori e Cristiano Doni. L’indagine sui malaffari del pallone si è allargata, attento è il lavoro dei pm di Napoli e Bari, come quello del procuratore federale Stefano Palazzi, che cerca di accelerare i tempi. I primi deferimenti potrebbero arrivare entro fine aprile affinché i primi processi possano cominciare in maggio. Il presidente federale Giancarlo Abete ha chiesto massima celerità e, ovviamente, massima fermezza nei confronti di società e tesserati. Calciatori, tecnici e dirigenti da settimane sfilano davanti ai pm di Bari, Cremona e Napoli e ai collaboratori del procuratore federale.
I possibili reati
Al momento vi sono accertamenti in corso su 12 società di serie A, dall’Atalanta all’Udinese. Ma altre, anche di altissimo livello (escluse Juve e Milan in lotta per lo scudetto 2012), potrebbero essere chiamate in causa perché ampio materiale i pentiti Carlo Gervasoni e Andrea Masiello hanno fornito agli inquirenti, spesso però riferendo discorsi ascoltati nel giro degli scommettitori, «bande» dell’Est europeo o dell’Asia. Ad esempio, Gervasoni, ex difensore del Piacenza, ha chiamato in causa Massimo Mezzaroma, il presidente del Siena, per una presunta combine con il Modena nello scorso campionato. Per omessa denuncia (quella che può riguardare i difensori del Napoli, Cannavaro e Grava, che non denunciarono la «richiesta» di Gianello prima di Samp-Napoli) e responsabilità oggettiva c’è il rischio di penalizzazioni per molte società. E quelle che sono in corsa per un posto in Europa rischiano di perderlo perché l’Uefa è stata chiara: non saranno ammessi club condannati per illecito sportivo.
La sferzata di Petrucci
Da tempo, non soltanto per il caso-scommesse, le società chiedono di cancellare il principio della responsabilità oggettiva. Ma il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha ribadito: “Spero che nell’assemblea di Lega di venerdì un presidente si alzi in piedi e chieda di togliere dall’ordine del giorno il punto sulla modifica della responsabilità oggettiva. Non sarà rivista, è uno dei capisaldi dello sport, non solo italiano, e poi serve l’approvazione del Coni”. La proposta è stata avanzata da Claudio Lotito, presidente della Lazio, che in seguito alla condanna per Calciopoli dovrebbe lasciare l’incarico di consigliere di Lega e consigliere della Figc.
Proprio la Lazio è uno dei club che rischia di più. Due suoi giocatori rappresentativi, Mauri e Brocchi, sono stati interrogati venerdì scorso dalla Procura federale. Ci sono ombre su due partite del finale dello scorso campionato, quelle contro il Genoa e la Lazio, vinte dai biancocelesti – in corsa per il terzo posto in classifica – con lo stesso punteggio, 4-2. Palazzi dovrà ascoltare i tesserati del Napoli, Cannavaro e Grava, e l’ex tesserato azzurro Gianello sull’ultima partita del campionato 2009-2010, persa in casa della Samp per 1-0, mentre per una precedente gara – quella persa in casa contro il Parma, presente a bordocampo il figlio del boss Lorusso – gli accertamenti non avrebbero evidenziato coinvolgimenti diretti di calciatori. L’Udinese, altra candidata alla Champions, è stata chiamata in ballo da Masiello per la partita contro il Bari: il calciatore dell’Atalanta ha fatto anche i nomi di due nazionali, gli attuali juventini Bonucci e Pepe.
Lotta per la B
Penalizzata di 6 punti nella scorsa estate, l’Atalanta rischia perché suoi tesserati potrebbero essere stati coinvolti nella «manipolazione» della partita contro il Padova. La posizione di altre tre società – Bologna, Lecce e Siena – potrebbe essersi aggravata agli occhi degli inquirenti federali dopo le rivelazioni di Gervasoni e Masiello: tra i giocatori chiamati in causa il capitano rossoblu Di Vaio e il difensore Portanova. Il Lecce, che sta generosamente tentando di assicurarsi la salvezza sul campo, è nel mirino per quel derby con il Bari, diventato uno dei casi più scottanti del campionato 2010-2011 perché Masiello ha dichiarato di aver ricevuto 230mila in contanti per aggiustare la partita al San Nicola, commettendo un clamoroso autogol. Accertamenti erano stati effettuati anche sulla terz’ultima partita dello scorso campionato, persa dal Napoli per 2-1: il primo gol dei giallorossi venne segnato da Corvia, poi coinvolto nell’inchiesta di Cremona.

Fonte: Il Mattino

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