Morosini, una corsa oltre la vita

Correre. Correre. Correre. Non c’è niente di più bello da fare. Correre in lungo e in largo in quello spazio di campo in cui ci si sente padroni e servi allo stesso tempo. Predatori e gazzelle. Servi di un feudo da conquistare e difendere dagli assalti dei nemici. Rincorrere gli avversari, azzannarli, e poi scappare via, fuggire con il pallone tra i piedi cercando un compagno di squadra, sognando, un giorno, un gol. Mettere le mani nei fianchi, respirare a fatica, e poi subito ripartire, inseguire un altro pallone, un altro avversario, un altro sogno. Ci sono giocatori che non si fermano mai, non se lo possono permettere. Tu, Piermario, eri uno di loro. Ci sono uomini che trasformano le tragedie in forza. Tu, Permario, eri uno di quelli. Ci sono campioni che se ne vanno in un attimo maledetto ma che non smettono di correre. E ancora, e ancora, e ancora. E allora quel campo verde inseguito per una vita diventa un altro trampolino, un nuovo blocco di partenza, pronti per correre ancora, pronti per aggrapparsi a un altro obiettivo. Questa volta per l’ultima corsa.

Ci mancherai Piermario.

Raffaele Nappi

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