Per i 40 anni di servizio nel club partenopeo, lo storico magazziniere ha raccontato storie e aneddoti emozionanti su personaggi simbolo della squadra
In una lunga intervista concessa a Fanpage, Tommaso Starace si è raccontato a 360 gradi. Ha affrontato numerosi temi riguardanti il Napoli, che lui stesso vive ormai da 40 anni. Dagli aneddoti più recenti su McTominay, fino ad arrivare a racconti inediti come su Gonzalo Higuain. Nessuno meglio di lui ha vissuto la grandezza, la caduta e la rinascita della maglia azzurra, vicinissima al compimento dei 100 anni di età.
Di questi 100 anni, un quarto li ha vissuti come magazziniere proprio Starace, che ha visto passare allenatori, giocatori, dirigenti, presidenti. Lui è sempre rimasto lì, rappresentando un simbolo di genuinità e di semplicità. Ha provato sulla sua pelle le emozioni degli scudetti, prima con Maradona e poi con i più recenti campioni come Kvaratskhelia o Lukaku.
Starace ricorda Maradona ed esalta Mertens: il racconto emozionante
Dei centinaia e centinaia di giocatori passati per Napoli in questi 40 anni, c’è chi è entrato maggiormente nel cuore di Tommaso Starace. In primis, ovviamente, Diego Armando Maradona. La leggenda argentina ha scritto pagine di storia indelebili del calcio, trasformandosi in una sorta di divinità per i tifosi partenopei.

Tra luci e ombre personali, Starace ha raccontato il giocatore e l’uomo Maradona, partendo da un simpatico aneddoto:
“Si è perso un po’ rituale degli scarpini perché cambiano spesso, troppo, e ogni tre mesi arrivano scarpe diverse. Prima invece non era così. C’era Maradona che arrivava al campo con le scarpe nuove e mi chiedeva di mettere delle strisce di plastica sui tacchetti per farlo stare bene con il piede”.
Subito dopo, il racconto è diventato molto più carico di emozioni:
“Solo nominarlo mi fa venire i brividi. È stato immenso. Ha fatto capire al popolo napoletano cosa vuol dire vincere uno Scudetto, come si affronta il divario tra il nord e il sud. Diego ci ha difeso in tutti i sensi, dentro e fuori dal campo. Non può essere descritto in poche parole.
Vi racconto un aneddoto: Diego ci ha portato al suo matrimonio in Argentina. Eravamo 350 persone dall’Italia, ci ha caricati tutti su un aereo. C’erano politici, personaggi dello spettacolo, e c’ero anche io con mia moglie. Nessuno avrebbe mai fatto una cosa simile. Gli invitati in totale erano mille. Fu una festa bellissima, un’intera settimana di gioia intensa”.
Starace ha raccontato anche i suoi ultimi ricordi con lui:
“Prima della sua morte venne a Napoli, eravamo al centro sportivo di Castel Volturno e quando mi vide mi disse: “No, stasera devi venire con me a Roma, dobbiamo fare una festa e ti voglio lì”. Andai lì con lui, c’era anche Ciro Ferrara, altri calciatori ed ex calciatori.
Uno juventino gli chiese di autografare una maglietta e lui lo fece senza problemi. Purtroppo il personaggio Maradona era un po’ ingestibile. Chi gli è stato vicino non ha fatto tutto evitare che andasse così. Lo hanno sempre e solo portato allo sbaraglio”.
Infine, quel passaggio più tragico sulla sua scomparsa:
“A Napoli non sarebbe morto così. Perché noi napoletani siamo diversi. Sarebbe stato protetto, diciamo, in qualche modo. Ma Diego è morto come un cane, come si dice a Napoli. Adesso fanno i processi, ma bisognava farli prima”.
Il magazziniere ha infine parlato di un altro calciatore con cui ha instaurato un rapporto speciale, Dries Mertens:
“È sempre stato un ragazzo molto umile e senza cazzimma. Benitez l’ha portato a Napoli che era ancora un ragazzo e non conosceva il calcio italiano, eppure in panchina era sempre lì che cercava di capire come giocare. Con Sarri poi ha fatto ciò che ha fatto. Per me lui è diverso da tutti; quelli del suo paese hanno un carattere diverso, un modo di fare che non è simile a nessuno, non sono gelosi di nulla”.





