Soffia il vento d’Argentina

Oggi, così come due anni fa, fa sempre un certo effetto pensarci. Fa strano realizzare che si ricordi, con immutata commozione, la scomparsa di chi ha praticamente sovvertito ogni regola convenzionale, dando speranza ai vinti per dare loro il trono dei vincitori.

Così si può definire Diego Armando Maradona: l’Artista sui generis del mondo del calcio, per cui sono sprecati i più disparati gradi di comparazione. Prima Maradona e poi il resto. A Napoli, ma non solo.

È la legge non scritta che da decenni regna su ogni tappeto verde, di ogni angolo del mondo. Un comandamento in uno stadio che oggi porta il suo nome, teatro e scrigno del desiderio più grande di tutti, che soltanto lui è riuscito a plasmare in realtà. Giusto per dare la misura di un’impresa che mai come quest’anno sembra essersi tramutata in vera e propria occasione (scaramanzia a parte).

Sogno ormai declinato di generazione in generazione, in tutte le sfumature possibili: tra chi spera di ritornare a 32 anni fa e chi, invece, vorrebbe tanto rivivere in prima persona quello che è stato. Un’emozione soltanto raccontata per i più giovani, da chi ben sa cosa è stato Maradona per Napoli e per il Napoli. Fino al punto da averlo assimilato appieno, per buona pace dell’età anagrafica.

Diego Maradona
Foto: Getty – Diego Maradona

È proprio per questo che tutti sanno che, forse, l’epoca Maradoniana sia irripetibile in ogni sua forma e circostanza. E probabilmente nemmeno il coronamento eventuale di quel grande sogno potrà eguagliare il solco di quella storia immensa: non è banale retorica, ma semplicemente la consapevolezza che certi miti siano unicum incontrastati e incontrastabili.

Anche per questo, il 25 novembre non può essere una data qualunque. Simbolo di una scissione esclusivamente corporale, ma non per questo meno dolorosa e segnante, perché tutti in quel pomeriggio abbiamo perso qualcosa. Tranne quel file rouge indistruttibile con un uomo che rappresenta il riscatto e la fame di sogni di un’intera città, in cui spirerà sempre forte una brezza Albiceleste.

Soffi forte, sempre, quel vento d’Argentina, anche per continuare a rincorrere quel grande sogno. Nel segno di chi quel sogno lo ha realizzato e lo ha consegnato nelle mani di una città, culla delle gesta del più grande di tutti.

Francesco Fildi

Francesco il nome; Fildi il cognome; Frank il soprannome. Classe 1998, con il calcio e la musica nel cuore, devo il mio “battesimo pallonaro” a Shevchenko e Totti. Nell’estate del 2019, un paio d’anni dopo la maturità, il colpo di fulmine con il giornalismo. Dal 2021 nel network Rompipallone, a SpazioNapoli ho trovato la mia casa (professionale e non solo). Nel maggio 2023 ho coronato il desiderio di diventare giornalista pubblicista, iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania con tessera n.183266
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