A Napoli è esplosa la protesta dei commercianti di Largo Maradona, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, dopo i sequestri compiuti dalla Polizia Municipale di carri e bancarelle presenti nell’area del celebre murales di Diego Armando Maradona, privi della necessaria autorizzazione del Comune. Come gesto simbolico, il volto del Pibe de Oro è stato coperto con un telo bianco, scatenando reazioni e polemiche in tutta la città.
La protesta dei commercianti di Largo Maradona
Tiene banco in città la questione legata a Largo Maradona, dove i commercianti hanno espresso la loro protesta contro i sequesti chiuedendo già ieri l’area del murales. Nelle ultime ore, la protesta ha portato ad un altro gesto simbolico molto importante: coprire il volto di Diego con un telo.

Il gesto, pacifico ma deciso, è stato subito notato dai cittadini e dai tanti turisti che ogni giorno visitano il luogo simbolo della città. Il grande volto di Maradona, che domina la parete di via Emanuele De Deo, è stato interamente coperto da un telo bianco.
Un gesto simbolico che divide la città
La decisione ha acceso il dibattito. Da un lato c’è la protesta dei commercianti, che chiedono di poter continuare a lavorare come sempre, dall’altro la posizione del Comune, intenzionato a regolamentare la zona nel rispetto delle norme di sicurezza e decoro urbano.
L’immagine di Maradona coperta ha colpito molti napoletani, diventando il simbolo di una tensione che tocca corde profonde. Largo Maradona non è solo un luogo turistico, ma uno spazio identitario, legato al cuore e alla memoria collettiva della città.
Largo Maradona, cuore pulsante della città
Il murales di Diego Armando Maradona è da anni una tappa fissa per tifosi, curiosi e turisti. Attorno a quel muro è nato un piccolo santuario dedicato al Pibe de Oro, con sciarpe, foto e oggetti portati dai fan di tutto il mondo.
Oggi quel volto coperto racconta una ferita temporanea, ma anche la passione e il senso di appartenenza di un popolo che, ancora una volta, si ritrova a difendere il suo simbolo più grande.





