La verità è una cosa che mi ha fatto male, la verità è una cosa che non so spiegare.
La verità è una cosa che a Napoli puntualmente riappare sull’uscio di casa, ma che da codardi ci vede scappare.
Bello gioire, bello esultare, bello raccontarci più di qualche favoletta ad inizio gennaio, ma lo sapevamo tutti e abbiamo continuato ad ignorare.
Lo sapevamo sin da agosto quanto fosse fragile Neres, lo sapevamo tutti quanto la partenza di Kvara fosse un danno irreparabile, lo sapevamo tutti che dalla Georgia al Brasile il viaggio sarebbe stato fin troppo tortuoso, soprattutto d’inverno.
Però quanto è bello nascondere la verità. Quanto è bello cantare vittoria troppo presto, quanto è bello rinfacciare cose agli altri prima del tempo.
Quanto rilassa scaricare la colpa. Quanto rende liberi appellarsi ai campi d’allenamento, al calendario facile, al singolo impegno settimanale, agli errori dei professionisti o ai ‘poteri forti‘.
La polvere è però troppa, il tappeto è troppo piccolo, nascondersi ancora risulta ridicolo.
Basta con le favolette, basta con i “Kvara era diventato estraneo“. Basta con gli “Okafor è un’ottima riserva“, basta con i “Neres può giocarle tutte“.
La verità è un’altra, e il buon David si è immolato ancora una volta per farcelo capire: abbiamo sbagliato tutti, non ci resta che ammetterlo.





