Successo e terzo posto a -3, con la possibilità, evitando di commettere errori, di giocarsi il tutto per tutto all’ultima di campionato contro la Lazio. Una vittoria, quella con il Cesena, sofferta (3-2) e tutto sommato neppure esaltante: ciò che conta è però aver ritrovato la via del successo. Tutto il resto è noia. O almeno quasi tutto, perché il Napoli ha potuto finalmente contare su un Mertens straripante, autore di una doppietta e di un assist, e su un Manolo Gabbiadini che per l’occasione ha indossato i panni del centravanti, cavandosela egregiamente.
Proprio l’ex doriano ha rappresentato la mossa a sorpresa dello scacchiere inedito diretto da Pecchia, che sostituiva in panchina lo squalificato Benitez. La doppia esclusione di Higuain e Zapata, probabilmente dovuta a problemi fisici, ha fatto scalpore ma è successivamente passata in secondo piano di fronte alla prestazione di Gabbiadini. Il numero 23 ha portato a 15 le sue reti in campionato con un guizzo da vero numero nove, una conclusione di prima intenzione su suggerimento di Mertens. Una prova tutto sommato discreta, a cui va aggiunto molto movimento con il fine di tenere impegnati i due centrali e una conclusione dalla distanza neutralizzata da Agliardi, prima di uscire per fare posto a Higuain.
Il test, considerate le attenuanti (era la prima volta), è stato superato. Gabbiadini si è rivelato in questi primi quattro mesi a Napoli non soltanto un ottimo goleador ma un giocatore tatticamente intelligente e disposto al sacrificio in più ruoli. Si tratta infatti del quarto che ha ricoperto sino ad oggi: si è impiegato su entrambe le fasce e anche al centro, da trequartista come da centravanti. Benitez, in virtù degli impegni contro Juventus e Lazio, può contare su un’alternativa in più, a dimostrazione dello straordinario potenziale offensivo azzurro. Per la cronaca, quello di Gabbiadini è il centesimo goal stagionale messo a segno dalla truppa partenopea, di cui 90 dagli attaccanti. Il centesimo goal, ma decisamente non l’ultimo. Specialmente per Gabbiadini.
Vittorio Perrone
