Osimhen: “Il calcio è il mio lavoro, nella vita sono diverso”, poi l’aneddoto sui meme

Oma Akatugba, giornalista di Omasports, ha intervistato sui suoi canali ufficiali Victor Osimhen. L’attaccante del Napoli ha parlato del suo momento di forma e della sua vita privata, dalla sua presenza sui social alla sua passione per i meme. Di seguito quanto evidenziato:

Il tuo momento al Napoli?

“Ho dimostrato che coloro che non credevano in me si sbagliavano, adesso sto giocando in uno dei più grandi club europei, in una delle migliori leghe d’Europa, sono stato nominato ‘Giovane calciatore dell’anno’, ho raggiunto tantissimi traguardi personali. Credo che per me sia stato un grande traguardo, se consideri che ho dovuto subire infortuni seri con i quali ho rischiato la vita, eppure sono tornato meglio di prima. Per questo mi sveglio ogni giorno e dico grazie a Dio per tutto quanto. Se non l’avessi fatto, avrei dato ragione a tutte quelle persone che dicevano cose su di me. Invece io ce l’ho fatta e loro stanno a zero, ho vinto anche contro di loro che non hanno mai creduto in me. Ringrazio Dio e non credo che abbia finito con me”.

Se sapessi da dove veniamo, non ti augureresti il nostro fallimento”: questa è la frase che compare nella bio del tuo profilo Twitter. Che significato gli attribusici?

“Molti sui social si lamentavano delle cose che scrivevo. Era il 2019 o il 2020 e decisi di scrivere questa frase per rispondere a tutti quelli che venivano sul mio profilo per criticarmi o per dirmi cose brutte. In questo modo, se gli rispondo non penseranno che sono impazzito; e se non gli rispondo è perché non ho il tempo che hanno loto. Questo è anche un messaggio per tutte quelle persone che vengono dai quartieri e lottano ogni giorno duramente per sopravvivere: loro capiranno benissimo quello che voglio dire. Se capita che rispondo male sui social, le persone si stupiscono, come se non potessi arrabbiarmi quando mi dicono cose brutte. Quando lo faccio, do loro ciò che vogliono”.

“Ovviamente sono grato anche per tutti i messaggi positivi. Ci sono tantissime persone che mi vogliono bene in modo genuino, anche se non le conosco. Loro mi motivano. Per raggiungere i miei obiettivi personali, per raggiungere i miei sogni, devo concentrarmi sull’amore che ricevo e non sull’odio. Io ho un cuore grande, questo odio online non mi tange, non mi causa contraccolpi, perché credo in me stesso e nelle mie abilità. Quello che ho passato mi ha forgiato il carattere, mi ha insegnato a rimanere umile e a non mollare mai”.

Napoli Osimhen
Napoli Osimhen (Getty Images)

Victor, sei anche famoso per i meme e le foto ironiche che posti su Instagram e Twitter. Vuoi dirci qualcosa a riguardo? Ti reputi social-dipendente?

“Non mi considererei dipendente dai social, perché alcuni miei amici lo sono molto più di me. Mi piace, però, quando sono a casa trascorrere del tempo sui social. Chi mi sta intorno, lo sa. Ho deciso di dividere il calcio e la vita privata e personale, quindi mi diverto a postare meme e cose divertenti. La depressione è una cosa seria, ci sono tante persone che ne soffrono, che stanno male e i social sono pieni di contenuti motivazionali, anche divertenti, comici”.

“Quando mi sono infortunato alla spalla qualche anno fa e risultai subito dopo positivo al Covid, fu un periodo molto difficile per me. Ero da solo, la mia famiglia era lontana, è stata dura. Così andavo su Instagram, sulle pagine di meme come ‘memes_by_tola’ e mi divertivo veramente un sacco. Così ho iniziato a scoprire un sacco di pagine di meme, facevo gli screenshot e li ripostavo sulle mie pagine Instagram e Twitter. Questa è una cosa che mi diverte, soprattutto i meme legati alla Nigeria e alla cultura nigeriana. A volte gli italiani mi chiedono di tradurli, perché vogliono ridere anche loro con me, ma gli spiego che sono cose sulla Nigeria”.

“Mi piace fare questo genere di cose, lo trovo divertente. La mia vita è questa, io sono così. Amo l’amore e le cose divertenti. Rispetto tutto e tutti, ma io sono così. Quando sono sul campo o all’allenamento, quello è lavoro, è solo lavoro. Fuori dal campo sono diverso, voglio vivere la vita, godere delle cose belle, essere felice. La vita è troppo breve, abbiamo poco tempo e bisogna sempre sorridere, vivere, fare soldi e tenere le persone a cui tengo vicine a me”.

Credi di aver raggiunto che ti eri prefissato quando eri ancora un giovane calciatore, ora che sei al top del calcio italiano e internazionale?

“Al 100%, anzi, al 1000%. Ho fissato degli standard per me stesso, per la mia vita e anche quando le cose non andavano molto bene per me, ho continuato a crederci, ho continuato a sognare, a pregare, a lavorare duro ed ho fatto qualsiasi lavoro prima di riuscire a diventare un calciatore, che era il mio vero sogno. Per arrivare dove sono oggi, ho dovuto superare tantissimi ostacoli, di odio, di pugnalate alle spalle. Io attribuisco il mio successo alle lacrime, ai fallimenti, all’amore, al dolore. Ora la gente cerca sempre di darmi nuovi standard, dicono ‘lui andrà lì’, ‘lui farà questo’, ‘durerà altri due anni al massimo’, cose così. Lo dicevano anche dopo essere stato rifiutato da due squadre in Belgio, dicevano ‘non ce la farà mai’. Mi paragonano ad altri giocatori del passato, non faccio nomi, ma so che è normale nel calcio. Io però da parte mia non ho mai pensato a quello che dicevano”.

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