“Non avrai altro D10S all’infuori di me”, il genio e sregolatezza: Diego Armando Maradona

Maradona è meglio di Pelé” questo è il coro che per anni i napoletani hanno cantato a squarciagola. Allo stadio, per le strade, per i vicoli. Questo coro che viene tramandato di generazione in generazione e che costituisce il leitmotiv della napoletanità. D10S così lo continuano a chiamare i tifosi. Un gioco di parole tra lo spagnolo “Dios” e quel numero 10 che ha cambiato completamente la storia del calcio mondiale.

Diego Maradona

Quel ragazzino di Lanus

25 novembre 2020, una data che nessun napoletano, ma anche nessun appassionato di calcio, potrà mai dimenticare. Si è spento Diego Armando Maradona lasciando un vuoto incolmabile in un popolo che per anni lo ha osannato e che continuerà a farlo.

Il Calcio (con la C maiuscola) nasceva a Lanús, in Argentina in quel 30 gennaio 1960. Come quasi tutti i giocatori che hanno fatto la storia, Maradona non ha vissuto nel lusso. Tutt’altro. Viveva nella povertà più assoluta, in una baraccopoli come quasi tutti i cittadini del suo paese. Ma in mezzo a tutta quella miseria una cosa la sapeva far bene: tirare calci ad un pallone. Poteva essere qualsiasi cosa: una pallina da tennis, un’arancia persino una bottiglia. Con i suoi piedi qualsiasi oggetto si trasformava in un pallone e si traduceva in una giocata eccezionale. E questo l’Argentina Juniors lo sa bene dato che lo ha visto crescere. Proprio lì Maradona ha cominciato a stupire tutti con il suo enorme talento.

116 reti in 166 partite. Numeri da capogiro. In 5 anni Maradona è stato protagonista di giocate stratosferiche che hanno stregato completamente tutta l’Argentina. Tantissime squadre bussarono alla sua porta ma Maradona ne ha accettata solo uno. La scelta del cuore, il sogno di ogni argentino: il Boca Juniors. La Bombonera per gli argentini è il paradiso in terra. Chiunque da bambino sogna di giocare lì, di camminare sul prato di uno degli stadi più belli dell’Argentina. Maradona riesce ad arrivare nella squadra di cui è tifoso rappresentando ogni argentino che lottava per realizzare i propri sogni.

La rottura col Barcellona

I sogni, però, presentano sempre qualche intoppo. Il Boca aveva problemi economici molto gravi e neanche i suoi 28 gol servirono a mettere delle pezze sulla crisi. Ma Maradona aveva del potenziale enorme e presto se ne accorgono anche in Europa. Si fa avanti il Barcellona che nutre in lui tantissime speranze. Nell’82 firma proprio coi blaugrana. Un anno non troppo felice per il Pibe visto che la sua Argentina viene eliminata ai Mondiali dall’Italia.

Qualcosa però comincia a rompersi. La partita contro l’Athletic Bilbao è lo spartiacque della sua carriera. Il giocatore subisce un infortunio da un giocatore basco, Goikoetxea. Maradona non la prende bene e si scaglia contro l’avversario, scatenando una rissa. Quell’episodio spinse El Pibe a chiedere scusa al Re Juan Carlos in persona e ruppe burrascosamente, e definitivamente, i rapporti con il club catalano.

E meno male che c’è stato quell’episodio“, direbbero i tifosi del Napoli. Perché proprio quella rissa, anche se brutto da dire, fu l’inizio di una lunga storia d’amore. Maradona arrivò l’anno dopo proprio al Napoli che lo acquistò per 13 miliardi e mezzo di lire. La sua presentazione al San Paolo fu l’apoteosi. 5 luglio 1984, i napoletani fecero carte false per vedere quello che sarebbe stato il loro Dio. In quel momento avrebbero rinunciato a tutto pur di essere lì: a quell’appuntamento che ha visto il San Paolo riempirsi di colori azzurri.

La descrizione di un attimo: La mano de Dios

Il resto è storia. Nessuno sapeva spiegarsi quelle giocate. Nessuna spiegazione scientifica sembrava adatta. Ma forse è stato meglio così. A questo enorme talento si aggiunge anche ciò che a Napoli si chiama “cazzimma“. La furbizia napoletana , di sapersela cavare anche in situazioni difficili. “Genio e sregolatezza” questo è il nome che si potrebbe dare se la famosa “Mano de Dios” fosse un quadro. All’epoca si gridò allo scandalo per quel gol segnato in maniera irregolare, tutti inveirono contro il giocatore. Non c’era la tecnologia e nessuno si accorse della mano di Diego. I detrattori, però, non sapevano che, nel corso del tempo, quello sarebbe diventato uno dei gol più belli ed inspiegabili di sempre.

Maradona è arrivato ai vertici dell’Olimpo. La fama, il successo lo hanno reso protagonista sempre di più. Questa volta non più per i suoi gol o per le sue giocate ma per i problemi che aveva con la droga. Tutti ne erano a conoscenza ma questo non ha di certo offuscato né manomesso l’amore che un popolo intero ha avuto per lui. Per i napoletani, dopo Maradona non esisteva nessun altro. Seppur con tutti i suoi difetti, lo difendevano sempre a spada tratta. Nessuno poteva eguagliarlo neanche un marziano di nome Lionel Messi da sempre etichettato come l’erede del Pibe.

El milagro del 86

L’unica differenza con l’attuale campione del Barcellona è il Mondiale dell’86. Si potrebbe dire che Diego l’ha vinto da solo quel mondiale, contro i pronostici di tutti. L’Argentina fece fuori UruguayInghilterra , il Belgio arrivando poi in finale contro la Germania.

Ma il gol contro gli inglesi è quello che tutti ricorderanno. Il telecronista in quel momento non riusciva a stare dietro a Diego che con una galoppata partì da centrocampo riuscendo a scartare tutta la difesa andando in gol. “Tà, tà, goool“, queste sono le uniche parole che il telecronista riuscì a pronunciare in quel frangente.

2 scudetti, 1 coppa italia, 1 supercoppa e 1 coppa UEFA. Maradona ha fatto diventare il Napoli una delle squadre più titolate del Sud, l’orgoglio del Mezzogiorno. Anche le mitiche “rivali” dell’asse nordico JuventusMilanInter si dovettero inchinare davanti ad un giocatore del genere. E a nulla sono valse le avance per potersi accaparrare il giocatore, per Maradona oramai si era creato un legame viscerale con la città. Non poteva tradire coloro che lo avevano reso grande e così è stato. SivigliaNewell’s Old Boys e poi il ritorno al Boca. Maradona preferì andare all’estero piuttosto che vestire una maglia di colore diverso in Italia.

Il maradonianesimo

Murales, altarini dedicati, il boom del nome “Diego” che negli anni 90 fu il più gettonato tra i bambini. Tutti questi fattori fanno capire come Maradona non sia stato un semplice giocatore, così come il calcio non è un semplice sport a Napoli. Maradona è diventato un vero e propria messia con tanto di adepti attorno a lui. La Iglesia Maradoniana, così si chiama la religione fondata dai supporters azzurri, che possiede anche i 10 comandamenti e le festività sacre. La parola di Maradona, secondo il quinto comandamento di questa religione, va diffusa in tutto l’universo, soprattutto alle nuove generazioni.

Nei giovani, infatti, cresce sempre più il rimpianto di non aver potuto vedere Maradona allo stadio, di lui rimangono solo i video in rete. E anche io, Diego, rimpiango sempre non averti potuto vedere e gioire ai tuoi gol allo stadio.

Come te mai nessuno

La tua scomparsa ha stravolto un intero popolo. Una città che è cresciuta insieme a te, ti ha sostenuto nonostante i tuoi momenti difficili. Ti ha amato senza metterti in discussione e senza giudicarti. Questo amore è sempre stato smisurato e tu hai sempre cercato di contraccambiare. Vendevi qualche gioiello per poter risolvere i problemi che avevi col fisco pur di tornare in Italia. Tutto questo solo per poter rivedere il tuo popolo e ci sei riuscito, ritornando nella tua chiesa dopo 14 anni dall’ultima volta.

Non volevi i giornalisti perché, alcuni di loro, sono stati l’inizio di ogni tuo problema. Loro hanno iniziato quello sciacallaggio su di te. Volevi stare solo con i tuoi tifosi, con la tua gente, con quelli come te. Sì, perché tu sei sempre stato un napoletano, fin dal primo momento in cui hai messo piede al San Paolo. Negli anni si è sempre stati alla ricerca di un attaccante che poteva ripercorrere le tue orme: CavaniHiguain… giocatori fantastici e con numeri stratosferici ma nessuno ci è riuscito .Nessuno riusciva ad emulare le tue splendide giocate.

Speravamo tanto si trattasse di un brutto scherzo, non credevo che una divinità potesse morire. Hai cambiato completamente la storia di uno sport e hai spinto migliaia di ragazzi ad avvicinarsi a questo magnifico sport, me compreso.

Non avrai altro D10S all’infuori di me” ed è così, Diego, un altro come te non ci sarà mai più. Ci lasci anche tu in un anno tragico per tutta l’umanità.

Ciao Diego.

Cesare Tartaglione

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