Una stagione a due facce: Ancelotti non ha perso il confronto con Sarri, ma quello con sé stesso

L’obiettivo è stato raggiunto: con la vittoria di Frosinone il Napoli è aritmeticamente qualificato alla prossima fase a gironi della Champions League. Un traguardo importante, che ad inizio stagione non era affatto scontato, almeno secondo qualcuno…

Eppure il senso di amarezza che lascia l’annata è profondamente radicato in gran parte del tifo partenopeo, come le recenti contestazioni dimostrano. I motivi sono abbastanza chiari. In un anno il Napoli è passato da giocarsi lo scudetto ad un secondo posto (ancora da conquistare, ndr), allontanandosi dalla storica rivale Juventus (attualmente a +18 punti), ma soprattutto facendo avvicinare pericolosamente le altre avversarie che concorrono per un posto in Champions League. Insomma, la piazza d’onore del campionato non basta.

SECONDO POSTO, MA TANTI PASSI INDIETRO

Ecco, è questo il punto della discordia. Perché, nonostante il piazzamento di prestigio, la stagione viene accolta in maniera così negativa? Il fatto è che il secondo posto degli azzurri, pur essendo un risultato di prestigio (nella storia del club è capitato solo altre 7 volte, ndr), non soddisfa la piazza. Non soddisfa perché rispetto la gestione Sarri, la squadra sembra aver fatto qualche passo indietro, sia di gioco che di mentalità. Non soddisfa perché la società, per bocca del proprio allenatore, ha confermato che non intende investire in top player. E ciò crea poca fiducia nell’ambiente che ormai ha già perso ogni speranza di vittoria.

NIENTE PARAGONI CON SARRI

Fare un confronto con il Napoli di Sarri risulta profondamente scorretto. La squadra è cambiata negli uomini e nella filosofia di gioco. Ma soprattutto è ingiusto confrontare una creatura che sta nascendo, con la migliore mai visto nella storia del club. Lo stesso Sarri, probabilmente, non avrebbe ripetuto gli stessi risultati se avesse confermato calciatori e impianto di gioco.

Eppure il Napoli aveva dato l’impressione di avere qualcosa. Di essere cambiato ma allo stesso tempo di aver mantenuto uno spirito che potesse far presagire la costruzione di qualcosa di importante. Lo stesso Ancelotti ne aveva parlato. Ecco perché paragonare l’attuale Napoli con quello di Sarri è un errore. La squadra che ha costruito un magnifico girone d’andata, e che aveva alimentato sogni di vittoria futuri, si è clamorosamente sfaldata nel girone di ritorno. Un po’ come se Ancelotti avesse perso il confronto con sé stesso. E i numeri lo confermano.

NAPOLI GIRONE D’ANDATA

Alla quindicesima giornata il Napoli era secondo in classifica con 35 punti. Frutto di 11 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, con all’attivo 32 gol fatti e 14 subiti; con la Juventus avanti di 8 punti (ma i bianconeri avevano vinto ben 14 partite, pareggiandone soltanto una). E anche il cammino in coppa era stato esaltante. In 6 partite il Napoli ha conquistato 9 punti in Champions League: frutto di 2 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta. Quella decisiva con il Liverpool, venendo eliminato a causa della differenza reti (7 gol fatti e 5 subiti).

Classifica Serie A dopo 15 giornate (girone d’andata)

NAPOLI GIRONE RITORNO

Tutt’altra musica il Napoli del girone di ritorno. Dopo 15 partite gli azzurri sono quinti in classifica con 26 punti conquistati (ben 9 in meno). Il bilancio parla di 7 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte. Sono 27, invece, i gol fatti e 13 quelli subiti. Trend decisamente in ribasso. E anche l’andamento in Europa League lo conferma. Contro Zurigo, Salisburgo e Arsenal il Napoli ha portato a casa 3 vittorie e 3 sconfitte (con avversari inferiori a quelli affrontati in Champions League), con 9 gol fatti e 7 subiti.

Classifica Serie A dopo 15 giornate (girone ritorno)

Bene. Ora provate ad immaginare come sarebbe stata la stagione se il Napoli avesse continuato ad avere il rendimento avuto nel girone d’andata. Sarebbe cambiato forse poco in termini di traguardi raggiunti, ma l’immaginario di una squadra competitiva avrebbe di certo reso più entusiasta la piazza.

LA VERA COLPA DI ANCELOTTI: SQUADRA SENZA MOTIVAZIONI

Ciò che però è balzato agli occhi è l’evidente scarso approccio ad un buon numero di partite. Un po’ come se l’eliminazione dalla Champions League avesse spento l’interruttore dell’entusiasmo, ma anche delle motivazioni della squadra. Il vero problema riscontrato dal mister nella seconda parte di stagione è stato questo: non ha saputo dare nuovi stimoli al gruppo. Cosa confermata da lui stesso nella conferenza stampa alla vigilia della gara con il Frosinone, in cui ha ammesso il calo motivazionale dei calciatori.

Ciò vuol dire che il calo di rendimento e di aspettative, alimentate dall’arrivo di un allenatore vincente, sono state spente dallo stesso tecnico, che non è stato in grado di trasmettere gli adeguati stimoli al gruppo.

STAGIONE SUFFICIENTE

Sia chiaro, la stagione del Napoli è comunque sufficiente. Da 6 per restare in ambito di pagelle. Questo perché l’obiettivo societario è stato raggiunto con relativa facilità, nonostante l’arrivo di Ancelotti avesse acceso entusiasmi di vittoria. Il tecnico, paradossalmente, paga la sua stessa storia vincente, che ha alimentato sogni di successi.

Va comunque ricordato che la Juventus ha mantenuto lo standard da tritasassi degli ultimi anni. Tutti sapevano, all’inizio della stagione, che per sottrarre lo scudetto ai bianconeri sarebbe servito un miracolo. Ecco perché il secondo posto, nonostante quanto scritto precedentemente, non può essere in nessun modo snobbato.

Per alzare il voto di questa annata sarebbe servito un acuto in campo internazionale o in Coppa Italia, che è stata la vera nota dolente della stagione.

I MOTIVI PER CONTINUARE A CREDERE

Detto ciò, i tifosi del Napoli devono continuare a dar fiducia a Carlo Ancelotti. Un allenatore così titolato, che ha richieste da ogni parte del mondo, se è arrivato a sedersi sulla panchina azzurra è perché crede nel progetto che gli è stato affidato.

L’obiettivo della prossima stagione è quindi fissato: avere una maggiore continuità di risultati, come quella avuta nel girone d’andata, che possa far tornare i tifosi a credere che la vittoria di un trofeo sia ancora un obiettivo reale e non più un sogno.

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Pasquale Giacometti

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