Ospina e Garella, storie di portieri azzurri che difendono i pali… con i piedi

Ospina e Garella, il talento nel parare con i piedi

David Ospina ha faticato in questo inizio di stagione per essere accettato dal pubblico partenopeo. Acquistato verso la fine del calciomercato estivo, Ospina è venuto al Napoli apparentemente per sostituire l’infortunato Meret. Considerando anche le prestazioni poco convincenti di Karnezis nelle amichevoli estive, Ospina ha avuto subito il compito di dare maggiori garanzie tra i pali. Ciò non è avvenuto nelle prime giornate di campionato: due reti subite contro il Milan e tre con la Sampdoria, con il portiere colombiano non apparso esente da colpe.

Eppure l’ex Arsenal sta pian pian riuscendo a dimostrare il suo valore. Contro il Sassuolo ha compiuto almeno due parate strepitose usando… i piedi. Tali gesti tecnici non possono che aver portato alla memoria dei tifosi azzurri lo storico portiere Claudio Garella, l’estremo difensore vincitore del primo scudetto del Napoli.

Ospinik sul web

Eppure Ospina non è nuovo a tali imprese, sopratutto con la maglia della nazionale colombiana. Tante e clamorose sono state le parate di piede. Da ricordare quelle in Coppa America nel 2013 ai danni dell’Argentina: prima su Higuain e poi sul Kun Aguero.

Il paragone Ospina-Garella non è per nulla azzardato. Garella era per il Napoli il portiere senza mani e i tifosi lo soprannominarono Garellik. E adesso gli stessi supporters stanno intasando il web con simpatici fotomontaggi. Già scelto il nuovo soprannome di Ospina, ricalcando le orme di Garella: Ospinik.

Il merito di Ancelotti

Il mister ha saputo aspettare i tempi di inserimento del portiere colombiano in un campionato difficile come quello italiano. Ospina ha ricevuto critiche importanti, c’è chi ha pensato che fosse stato ingaggiato da De Laurentiis solo per motivi legati al marketing in Sud America. Ancelotti ha saputo dare fiducia ad un giocatore nel momento in cui non è stato, prematuramente, considerato all’altezza. Il mister riesce a valorizzare l’intera rosa di una squadra. In questo modo ogni singolo giocatore riesce a sentirsi parte integrante di un gruppo. Ed in questo Ancelotti è davvero un maestro.

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Roberto Caiazzo

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