Hamsik: “Napoli è la mia vita. ADL è ambizioso, sappiamo di poter lottare per lo Scudetto”

Il capitano azzurro Marek Hamsik ha rilasciato una lunghissima intervista ai colleghi de Il Mattino. Ecco le sue dichiarazioni, raccolte dalla redazione di SpazioNapoli.

Dieci anni azzurri. “Sono volati, sono arrivato in questa società che ero un ragazzino: i momenti più belli sono legati ai successi, ai trofei vinti. Quando vinci non puoi che essere felice. Essere una bandiera? Non è facile, però è bello. Ti conoscono tutti e soprattutto sei amato da tutti. Sono nel cuore dei napoletani, il che mi riempie di gioia. Personalmente ho la stessa energia e la stessa voglia di quando sono arrivato. Ed anche lo stesso entusiasmo”.

Momento difficile. “La squadra non necessita dei miei gol e questo è un sollievo. Abbiamo i tre tenori, abbiamo vinto 9 partite su 10 con uno dei migliori attacchi d’Europa. Questa è la strada da seguire per arrivare in alto. Certamente mi pesano le sostituzioni, ne ho parlato con Sarri: uscire non piace a nessuno, non solo a me”.

Lotta Scudetto. “Può essere una sfida con la Juve, ma è presto per dirlo. L’impressione è questa, ma sono passate solo 6 giornate e devono arrivare sfide complesse e scontri diretti. Ed inoltre non bisogna dimenticarsi delle milanesi. Noi abbiamo una diversa consapevolezza, iniziando questa stagione vincendo partite su campi difficili. La Juventus è una macchina da guerra che sbaglia veramente poco, questa è la sua forza”.

Ritorno a Manchester. “Ricordo quella partita, giocammo in maniera fantastica. Riuscimmo a pareggiare nonostante fossimo inesperti. Adesso siamo migliorati: sapevo che sarebbe successo, ecco perché sono rimasto a Napoli. Il progetto cresceva di anno in anno e non avevo dubbi sul livello che avremmo raggiunto; adesso possiamo sfidare il City senza paura”.

Napoli. “È la mia vita. Non so quando è scoccata la scintilla, ma non ho mai avvertito la necessità di cambiare. Qui sto molto bene”.

Record di Maradona. “Non ci penso tanto, qui Diego è un dio. Solo l’idea di superarlo in classifica mi regala una bella sensazione. Ho segnato 113 gol, ma quello che ricordo è il primo con la Sampdoria e quello in finale di Coppa Italia con la Juve. Il più bello invece contro il Milan”.

Gli allenatori. “Ognuno di loro mi ha dato una visione che ho del calcio oggi. Quello che non mi ha dato Sarri non me l’ha dato nessuno, lui ha una mentalità vincente e l’ha trasmessa. Oggi siamo padroni del gioco, non c’è una gara in cui non dettiamo il ritmo: comandare in campo è una bella sensazione”.

Nazionali. “Relegare le Nazionali a giugno? E quando ci riposiamo. Il calendario già così è impegnativo, però giusto sottolineare che per noi è un onore indossare la maglia della Nazionale. Adesso ci aspettano due sfide difficili con la Slovacchia”.

De Laurentiis. “Ha comprato il Napoli pieno di debiti e l’ha portato subito in Serie A, se si analizza la velocità di crescita ci si renderà conto che è un’impresa. Quel che mi colpì al primo incontro era l’ambizione: il presidente vuole fare tante cose, tutte per vincere. Non ci ha detto lui di vincere lo Scudetto, siamo noi che ci crediamo: siamo consapevoli che è la stagione giusta per vincere. Ci stiamo provando e l’inizio del campionato dimostra che siamo competitivi”.

Var. “Non saprei, aiuta gli arbitri, ma qualcosa ti toglie. Non sai mai se puoi festeggiare un gol perché potrebbero togliertelo dopo qualche minuto. Però in qualche occasione può dare una mano, come nel caso del rigore di martedì contro il Feyenoord. Io non l’avrei mai dato”.

Raiola. “È un grande manager, ha tre quarti delle stelle europee. Comunque lui è un grande professionista, come lo sono io; non mi da fastidio che parli di me. Rimpianti di non essere andato al Milan o alla Juve? No, altrimenti non sarei rimasto”.

Pinetamare. “È casa mia, il mio mondo. Vivo lì, ho tanti amici e partecipo alle tante cose che si fanno lì, giusto dare il mio contributo. Non so cosa farò a fine carriera, forse il tecnico o il dirigente”.

Mertens. “Era bravo anche da esterno, adesso però è una prima punta vera: questo va bene per lui, ma anche per noi”.

Il Cagliari. “Non ci sono partite facili in Italia, ci sono tante insidie e bisogna affrontare ogni avversario sapendo di dare il massimo”.

Cori razzisti. “Mi danno molto fastidio, ma probabilmente queste persone ce lo invidiano. Non sono mica tanti i vulcani in Europa”.

Banska Bystrica. “Andrò lì a passare la mia vecchiaia, nel luogo in cui sono cresciuto. Mio padre e mia madre hanno fatto tanti sacrifici per permettermi di arrivare dove sono ora. I miei pregi calcistici? Il primo tocco, inserimento e visione di gioco; ce ne sono tanti bravi in quel ruolo, ma il primo rimane Iniesta. Inoltre mi piacerebbe essere allenato da Guardiola”.

Amicizia nel calcio. “Ci deve essere. Difficile vincere qualcosa in una squadra se non si è amici. Nella mia lunga carriera sono rimasto legato a Gargano, che ha anche sposato mia sorella”.

Sogno Real. “Mi piacerebbe rigiocare contro i Blancos, magari in semifinale o in finale. Mica dobbiamo incontrarli di nuovo agli ottavi?”.

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