Sarri al veleno contro il modo di fare di certi procuratori: come dargli torto?

Riecheggiano fortemente le parole di Sarri in conferenza stampa. L’allenatore del Napoli dice quello che molti pensano, ma che spesso – per paura o semplicemente per evitare impicci – non dicono. Parole che suonano chiare, precise: “Un procuratore serio non dovrebbe chiedere la cessione di un proprio calciatore”. Ed in effetti il ruolo dei procuratori sta assumendo con il tempo sembianze diverse da quelle che realmente dovrebbe avere.

Una figura ingombrante 

Che l’assistenza professionale di un calciatore sia fondamentale è fuori discussione. Non si può certo immaginare che un calciatore stipuli da solo un contratto o che curi personalmente le vicende burocratiche a lui legate. Per carità. Il problema è che spesso il consiglio legale non è fine a sé stesso.

Diventa pressione – per il calciatore e la società – e soprattutto moto di interessi troppo spesso esasperati. Quanti calciatori cambiano maglia almeno ogni sessione di mercato? Quante speculazioni si celano dietro ogni cessione? Tanti e tante, come dimostrato dalle recenti inchieste. Eppure il circolo vizioso sembra implacabile ormai: il procuratore chiede la cessione alla società ed il calciatore a domanda sulla sua cessione spesso risponde “sono cose che sa il mio procuratore”. Ma come, possibile mai che il trasferimento di un giocatore, che deve cambiare maglia, ma che allo stesso modo deve cambiare anche vita con una cessione, sia qualcosa rimessa alla volontà di un agente? C’è qualcosa di strano.

Le parole di Sarri

Le dichiarazioni di Sarri fanno effetto quindi perché sono spietatamente vere. Perché capita che un ragazzo trovi poco spazio, che magari ci siano delle piccole gerarchie all’interno di una squadra e che ci sia pure un senso di malcontento. Tutto questo è legittimo. Ma possibile che ogni qual volta un calciatore non trovi subito spazio dopo essere arrivato da appena 5\6 mesi in un club si parla di cessione? Sinceramente non lo è. E non lo è perché ci sono una serie di fattori che conducono un allenatore a fare determinate scelte; che però puntualmente non vengono rispettate. Allora quando Sarri dice che non sarebbe coretto prendersela con un procuratore per le prestazioni del proprio calciatore ha ragione da vendere. Così come ha ragione a denunciare in tal senso la poca serietà di questi ultimi per alcune vicende recenti, attraverso le quali si desume di come talvolta gli agenti entrano in dinamiche in cui semplicemente non dovrebbero entrare.

L’allenatore fa l’allenatore, il calciatore scende in campo e il procuratore assiste il ragazzo nelle dinamiche contrattuali. Rispettare i ruoli è così difficile?

 

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