È un Napoli da 10 in pagella, o forse è meglio dire 9.5, quello che da inizio dicembre ha intrapreso un cammino pressoché perfetto tra campionato e Coppa Italia. Dieci gare giocate e nove vittorie per gli uomini di Sarri (ed un pareggio, quello per 3-3 proprio contro i viola prima di Natale), che oltretutto danno l’impressione di avere sempre e comunque la gara sotto controllo e generano negli avversari quel timore reverenziale che è proprio solo delle grandi squadre.
Dalla vittoria contro l’Inter, venerdì 2 dicembre, a quella di coppa con la Fiorentina, il Napoli ha inanellato una serie di grandi partite, ma sarebbe sbagliato metterle tutte sullo stesso piano.
IL NAPOLI VINCE IN MILLE MODI: ECCO LE GARE EMBLEMATICHE DEL SUO PERCORSO
Le vittorie dando spettacolo: Inter, Cagliari, Torino,Spezia.
Sono le partite iniziali del ciclo azzurro, quelle che hanno rilanciato un Napoli in crisi di risultati e con il morale sotto i tacchi. Sono state senza ombra di dubbio le gare più belle: quelle delle 7 reti di Mertens in due partite, quelle della definitiva consacrazione di Zielinski e del Napoli formato corazzata offensi
va.
Le vittorie in sofferenza: Sampdoria, Pescara.
Sono le vittorie che il Napoli ha dovuto sudare di più, paradossalmente. Forse perché conscia dei propri mezzi, forse perché (vedi sopratutto Pescara) scardinare delle squadre rintanate tutte negli ultimi 20 metri a volte risulta fiaccante. Sono state le gare sopratutto di Tonelli, autore di due gol in due presenze, e della mancanza di Koulibaly, impegnato nella competizione africana.
Le vittorie da grande squadra: Milan, Fiorentina.
Rappresentano l’ultimo volto di questo Napoli, cattivo e vincente, solido e coriaceo. Forse l’ultimo vero step per diventare qualcosa in più di un’eterna promessa e provare a raggiungere obiettivi all’altezza della rosa che compone lo spogliatoio azzurro. Si tratta di una squadra tosta che subisce le sfuriate avversarie e sa aspettare e decidere quando e come colpire.
Probabilmente è l’ultimo, e forse decisivo, passo compiuto dagli azzurri, che mai come oggi possono davvero definirsi grandi!