Errori e tanta confusione, serata da archiviare. Il peggiore in campo per SpazioNapoli è…

Metti un campo non ideale per praticare un calcio arioso e frizzante come quello del Napoli targato Maurizio Sarri. Un avversario tutto corsa, cuore. Ed idee chiarissime. Ben messo in campo dal sagace Juric e capace di imbrigliare ogni fonte di gioco partenopea, in grado di chiudere e ripartire con un ritmo forsennato. Completare il tutto con un arbitraggio lacunoso. Il risultato è presto detto.

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Ma il pari di Marassi non può poggiare su più o meno solide attenuanti. All’indice, prima di tutto, vanno i meriti degli avversari – già accennati – contraltare alle mancanze degli interpreti azzurri. Uscite a vuoto – nella serata in cui in cattedra torna Reina – proprio da alcuni degli uomini essenziali del collettivo azzurro. A metà campo manca nerbo, fiato, fosforo. Praticamente tutto. Un trittico surclassato dai diretti avversari. Hamsik parte in quarta, termina in folle. Dal montante colto nonostante sembri franare al suolo ad una prestazione da incompiuto. Completamente assente. Qualche giocata pregevole tra le linee ad imbeccare i compagni. Ma niente che possa salvarne una prestazione dove per troppo tempo si lascia trascinare in balìa del ritmo avversario. Il ritmo, appunto, fiele amarissima per Jorginho. Che i tecnici avversari ne vogliano imbrigliare ogni passo è ormai un mantra, un cliché perpetrato gara dopo gara. Stasera per l’ex Hellas c’è poco scampo, neanche il minimo margine. Ci prova in verticale, così come in orizzontale. Nulla. Motore e cervello del collettivo partenopeo in panne. E i ritmi dalla metà campo in su che si perdono in novanta minuti di sofferenza.

In avanti, sull’out mancino, tutti i nodi della serata vengono al pettine. Insigne subentra con il compito di cambiare il passo sulla trequarti, freschezza ed estro in una simbiosi che porti ai tre punti. Nulla di tutto questo, spreca un pallone sul velluto di Hamsik calciando in maniera invereconda tra le mani di Perin, poi finisce per perdersi tra le linee senza destare il minimo segno di presenza sul rettangolo di gioco. Non va meglio a Mertens, il peggiore in campo. L’antitesi rispetto a quanto palesato in un primo scorcio di stagione devastante. Impacciato, confuso. In difficoltà persino nel vagliare la migliore posizione nella metà campo avversaria. Che si affianchi al generoso Milik, o giostri più largo, poco cambia. Tutto sfocia in una sequela di scelte sbagliate, giocate superificiali o fuori misura. Vederlo saltare l’uomo, creare superiorità e imprevedibilità negli ultimi venti metri diviene eccezione, non regola. Una serata da archiviare.

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